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Pensioni, bomba ad orologeria sotto Renzi

A quel ragazzo, autore dell’ormai famoso “stai sereno” rivolto a Enrico Letta prima del suo licenziamento, quando, come ieri, afferma che: “”non interveniamo sulle pensioni, il governo non metterà le mani nelle tasche degli italiani, non toglieremo niente a nessuno” si fa fatica a credere.

Confesso che, da qualche tempo, il 15 di ogni mese controllo se è arrivata la mia pensione di ex dirigente nei settori privato e pubblico che ho occupato nella mia lunga attività professionale.

Essendo tra coloro che, secondo la mia teoria euristica dei quattro stati in cui è rappresentabile la società italiana, appartengono al secondo stato, quello dei “diversamente tutelati”, detentori di un trattamento pensionistico regolato dal sistema retributivo, già colpito dal provvedimento del governo Monti dichiarato illegittimo dalla Consulta, sono preoccupato di come si stanno mettendo le cose. Con l’assunzione della presidenza dell’INPS da parte del prof Boeri, ogni giorno se ne sente una nuova e sono giunto alla conclusione che sarà meglio tenere le antenne ben sintonizzate prima che “ il Bomba” decida l’ennesimo furto nei confronti del solito ceto medio. Siamo alla vigilia di una decisione che dovrà dare contezza dell’esistenza o meno di uno stato di diritto nel nostro Paese.

Pensare di procedere come se niente fosse, con arbitrarie interpretazioni di una sentenza che non lascia margini di pelosa discrezionalità al governo, vorrebbe dire aprire un contenzioso con una fascia considerevole dei “diversamente tutelati”, quella dei pensionati, in grado di innescare una bomba a orologeria attraverso la saldatura degli interessi di questo ceto sociale con quel “terzo stato” che considero l’asse portante dell’intero sistema economico, produttivo, sociale e finanziario su cui si regge l’assetto istituzionale del Paese.

Matteo Renzi lo sa e, mi auguro, non sottovaluti il rischio derivante dal conflitto all’arma bianca apertosi con i sindacati e gli operatori della scuola italiana; un conflitto che potrebbe diventare devastante se, un provvedimento illegittimo e punitivo dei diritti acquisiti, mettesse in ulteriore difficoltà un’area sociale che ha già sperimentato un profondo mutamento delle proprie condizioni e abitudini di vita.

Attento Matteo, perché stavolta rischi di bruciarti, e molti di noi, anche se settantenni, sono pronti a scendere in piazza e a promuovere ogni iniziativa tesa a confermare la certezza dello stato di diritto. Confidiamo nella saggezza del presidente Mattarella che, seppur sin troppo silente, ci auguriamo sappia farti ragionare e assumere decisioni ispirate al massimo di equità e di equilibrio, coerentemente con quanto ha sentenziato la Corte Costituzionale senza possibilità di ulteriori appelli o furbeschi diversivi. 

Ettore Bonalberti

www.alefpopolaritaliani.eu

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