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Pensioni, ecco come la Consulta cerca di soccorrere (in ritardo) il governo Renzi

La sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato la mancata indicizzazione delle pensioni sopra tre volte il minimo negli anni 2012-2013 è in vigore da oggi, essendo stata pubblicata ieri sulla «Gazzetta ufficiale». Per comprendere l’importanza delle date e del calendario si può leggere questa analisi di Giuliano Cazzola per Formiche.net oggi citata dal Corriere della Sera.

Ma il governo ieri non ha svelato come risolverà il rebus della restituzione delle somme e del ricalcolo degli assegni per i circa 5,5 milioni di pensionati interessati. Anche se per la Ragioneria generale dello Stato l’impatto della sentenza sui conti pubblici vale circa 19 miliardi di uero.

La soluzione è comunque data per imminente, tramite decreto legge, proprio per evitare che l’incertezza circa la stabilità dei conti pubblici italiani abbia un peso sui mercati e nel giudizio dell’Unione Europea atteso per mercoledì prossimo.

Se il governo attuerà la sentenza, i pensionati coinvolti non dovranno presentare alcuna domanda all’Inps e nemmeno fare ricorso, dicono gli esperti. Saranno gli enti previdenziali a mettere in pratica le indicazioni che arriveranno dal governo sulle modalità di adeguamento: le pensioni ricalcolate potrebbero arrivare anche a fine giugno o luglio. Mentre, per quanto riguarda i rimborsi, se ne ipotizza la rateizzazione nel tempo.

Ieri è intervenuta ufficialmente la Consulta – dopo momenti di imbarazzo – con una nota in cui ha chiarito che «le sentenze che dichiarano la illegittimità costituzionale di una norma di legge o di un atto avente forza di legge producono la cessazione di efficacia della norma stessa dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione».

Gli interessati, ha aggiunto la Corte, «possono adottare le iniziative che reputano necessarie e gli organi politici, ove lo ritengano, possono adottare i provvedimenti del caso nelle forme costituzionali».

Una precisazione che ha il sapore di un “soccorso” istituzionale all’esecutivo, dopo una sentenza che ha visto i giudici costituzionali spaccarsi a metà, come ricostruisce oggi Liana Milella su Repubblica, e alla fine è prevalso il voto contrario alla norma Fornero-Monti per il voto che vale doppio del presidente della Corte Costituzionale.


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