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Perché il sirtaki di Tsipras e Varoufakis fa ballare l’Europa

Esponenti del governo greco, fra i quali il ministro degli Interni, sono tornati ad avvisare che lo Stato non onorerà le prossime rate di rimborso al FMI, la prima delle quali in scadenza il 5 giugno, senza aiuti finanziari. Inoltre, sono tornati a chiedere lo sblocco dei fondi senza ulteriori condizioni, ribadendo ancora una volta l’irrinunciabilità delle posizioni pre-elettorali su pensioni e contratti di lavoro. Tali dichiarazioni, che ribadiscono l’ovvio, confermano però che i negoziati sono arrivati a una nuova impasse.

LE PROSSIME MOSSE

A meno di clamorosi passi indietro dell’ultimo minuto, la prossima mossa potrebbe essere l’invio di una proposta ultimativa da parte dell’Eurogruppo; tuttavia, i creditori internazionali potrebbero ritenere preferibile non offrire alcun casus belli al governo Tsipras, lasciando semplicemente scorrere le scadenze senza atti formali e attendendo che la situazione interna alla Grecia imploda. Quest’ultima evenienza diventa sempre più probabile con il trascorrere del tempo, e rappresenterà il vero punto di svolta della crisi: a quel punto Tsipras dovrà scegliere che strada far imboccare al Paese.

L’AZZARDO GRECO

Che il governo greco abbia quanto meno bisogno di un pretesto per giustificare la rottura dei negoziati e l’adozione di misure di emergenza è stato confermato domenica dal voto del comitato centrale di Syriza, che ha respinto con 95 voti contro 75 la proposta di sospendere i rimborsi al FMI; respinte anche le proposte di nazionalizzare le banche e di indire un referendum su eventuali accordi futuri con i creditori.



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