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Piano Juncker, tutte le divergenze tra Commissione ed Europarlamento

La commissione Bilancio e la commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo hanno approvato la proposta di regolamento relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS, che servirà per la messa in atto del piano Juncker). Il progetto di relazione approvato sarà sottoposto al voto della plenaria il mese di giugno.

Nelle motivazioni finali del testo approvato si legge che l’adozione del regolamento viene considerata come “un passo avanti decisivo verso la crescita e l’occupazione”, infatti l’obiettivo del FEIS sarà quello di creare posti di lavoro sostenibili, attrarre gli investimenti e promuovere la competitività.

Rispetto al testo proposto dalla Commissione europea (che ai sensi dei trattati custodisce il potere di iniziativa legislativa) ci sono alcune parole chiave sottolineate dal Parlamento europeo: riforme strutturali, crescita intelligente con elevato valore sociale ed economico, posti di lavoro di qualità, coesione economica sociale e territoriale all’interno della Ue, investimenti nelle infrastrutture.

Scorrendo il testo si arriva poi “al dunque”, ovvero alla parte relativa alle risorse e ci si rende conto che i miliardi non sono 315 (come inizialmente dichiarato dal Presidente della Commissione europea Juncker) ma si parla di una garanzia di 16 miliardi di euro concessa dalla UE, abbinata ai 5 miliardi di euro forniti dalla BEI (Banca europea per gli investimenti) che secondo un effetto moltiplicatore da 1 a 15 dovrebbero diventare 315.

La vera battaglia tra Istituzioni è avvenuta proprio su queste faccende finanziarie. La proposta della Commissione europea prevedeva di racimolare le risorse dal programma Horizon 2020 e dal programma quadro di ricerca e innovazione 2014-2020, ma il Parlamento si è dichiarato contrario all’imposizione di tagli proprio su programmi rivolti alla crescita e all’innovazione e ha proposto di valutare annualmente dove reperire i fondi per il finanziamento del FEIS.

Inoltre l’Europarlamento vuole mantenere una sorta di “controllo” sull’operato dei vari attori (comitato per gli investimenti, comitato direttivo) coinvolti nella scelta dei progetti da finanziare e sullo stato di avanzamento dei progetti, quindi inserisce nel testo una serie di meccanismi che garantiscano trasparenza e indipendenza nella scelta e nel finanziamento dei progetti.

Dopo il voto in plenaria dell’Europarlamento la questione passerà al Consiglio della UE e – se tutto andrà bene e ci sarà accordo sul testo – il piano potrà partire entro l’estate 2015.


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