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Non è più tempo di fioretti

Questa mattina, dopo settimane di insopportabile malessere, tutto un eruttare e uno sfiatare da ogni dove, causato, a detta del mio medico, da un pessimo stile di vita, mi sono sentito meglio. Finalmente in forze. Pieno di vigore e di voglia di tornare a incazzarmi per ogni cosa.
Meno male che non avevo fatto alcun patto con nessuna entità spirituale. Nessun fioretto. Nessuno di quei giochini piccolo borghesi in cui s’infila l’uomo medio che promette di privarsi di alcuni dei suoi migliori vizi in cambio di un ritorno alla sua pigra e ruotinaria normalità.
Per fortuna, mi ero affidato, unicamente, al mio medico di base. Il quale ebbe a tranquillizzarmi subito mostrandomi la medaglia che aveva ricevuto dalla città per avere i pazienti con l’età più alta.
Non avevo, dunque, conti aperti con il fondo del mio intimo. Laddove risuona il pensiero, l’inquieto e interno discutere di ognuno con se stesso. Con quell’istancabile conversatrice che è la coscienza.
E però, siccome all’inquietudine non si comanda, mi sono avviato verso il Centro, sbirciando a destra e manca verso le case di Dio. A Torino ogni Chiesa espone una Sindone. Una copia della copia della copia. La Chiesa di Santa Teresa, in Via Santa Teresa, mostrava all’ingresso a mo’ di strillo di giornale tale annuncio: – In questa Basilica ha ricevuto il sacramento del battesimo il papà di Papa Francesco – .
Forse proprio in quel momento mi ero deciso a entrare in una di quelle chiese. Forse, non lo ricordo. Forse lo aveva deciso la mia coscienza. Fatto sta che non le diedi ascolto. Troppi strilli non fanno sentire le voci di noi stessi. Tant’è.


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