Secondo il rapporto di Unimpresa dal 2010 al 2015 le banche hanno ridotto del 4% i prestiti alle imprese, da 845 a 809 miliardi di euro
Risalgono a inizio maggio i dati del Crif che testimoniano un aumento del 10,8% dei prestiti erogati ad aprile 2015. Anche dal recente rapporto dell’Abi emerge che, nel primo trimestre 2015, si è registrata una crescita dei prestiti pari al 8,1% rispetto al 2014. Ad incentivare i privati a chiedere dei finanziamenti ci sono sicuramente i tassi, attualmente ai minimi storici, ma anche la possibilità offerta dal web di informarsi facilmente circa le diverse opzioni presenti sul mercato, senza tralasciare i servizi del comparatore di prestiti SuperMoney o di strumenti simili che permettono di confrontare le offerte dei diversi istituti di credito.
Secondo dati del Centro Studi di Unimpresa, la situazione per le imprese invece è piuttosto drastica: dal 2010 al 2015 i prestiti alle aziende sono scesi di oltre il 4%, con una riduzione di circa 36,2 miliardi. Nello stesso periodo ad aumentare sono state le sofferenze delle aziende, con una crescita del 20% delle rate non rimborsate, passando da 48 a 150 miliardi.
Difficoltà dal fronte imprese
Le aziende che hanno avuto maggiori difficoltà a rispettare le scadenze sono state quelle non finanziarie con un passaggio da 41,7 miliardi a 134,9, un totale di 93,2 miliardi di euro pari al 223,54%. Si parla invece del 115,65% in più per le imprese famigliari, con un incremento da 7,1 miliardi a 15,4 miliardi. Si tratta di una crescita delle rate non rimborsate per una cifra complessiva di 101,5 miliardi di euro.
Da marzo 2010 a marzo 2015 i prestiti destinati alle aziende sono passati da 845,9 miliardi a 809,7 miliardi. Il calo ha coinvolto i finanziamenti di tutti i tipi di durata:
• Quelli a breve termine (fino a 1 anno) hanno subito una riduzione di 16,7 miliardi, una cifra pari al 5,28%: da 316,7 miliardi a 300 miliardi.
• Quelli a media scadenza (fino a 5 anni) sono diminuiti di 10,7 miliardi, pari al 7,49%: da 143,9 miliardi a 133,1 miliardi.
• Per quelli a lungo periodo (oltre i 5 anni) si parla di 8,7 miliardi in meno, pari al 2,26%: da 385,3 miliardi a 376,6 miliardi.
Sguardo al futuro
Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, afferma che il riassetto a cui va incontro l’industria bancaria italiana deve rappresentare un momento di svolta per i rapporti tra istituti di credito e imprese. “I rubinetti delle banche, chiusi ormai da anni, negli ultimi mesi sono stati riaperti solo col contagocce”, ha dichiarato Longobardi. Servono dei miglioramenti tali da poter dare slancio al credito, l’auspicio è che le fusioni e le aggregazioni non siano condizionate da interessi di potere, ma abbiano come unico obiettivo quello di razionalizzare i costi e rendere più efficiente l’industria del credito.