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Expo 2015, ecco il cibo del futuro

Oggi si riflette sull’alimentazione di domani. Lo sfruttamento delle risorse energetiche e alimentari del pianeta suscita, ormai da anni, diversi interrogativi circa la sostenibilità dei consumi a cui il mondo industrializzato (e non) è attualmente abituato. Quale alimentazione avranno le generazioni future? A quale costo? E con quale impatto sull’ambiente?

LA SERIE DI INCONTRI

Queste ed altre tematiche sono al centro di una serie di incontri dal titolo ‘Futuring Food Tours’, organizzati nell’ambito di Expo 2015. Gli eventi, che inizieranno il 30 maggio per concludersi il 28 settembre, sono coordinati da Alba L’Astorina dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente (Irea) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e da Ângela Guimarães Pereira del Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione Europea.

GLI OBIETTIVI DELL’INIZIATIVA

L’iniziativa è articolata in un ciclo di laboratori partecipati che mirano a raccogliere idee, visioni e scenari sul cibo del futuro e sul futuro del cibo, sui possibili impatti sociali, etici, culturali e ambientali. Si tratta di un progetto di consultazione pubblica, articolato in cinque percorsi semi-guidati da esperti del Cnr e del Ccr, attraverso i padiglioni di Expo 2015 della durata di una giornata ciascuno (per un totale di circa 4 ore). I partecipanti, ispirati da ciò che vedono in esposizione, raccoglieranno le proprie suggestioni e infine le discuteranno collettivamente per arrivare a formulare possibili scenari futuri.

APPROCCI E METODOLOGIE

Futuring Food Tours mira a sperimentare un coinvolgimento pubblico su temi di scienza e tecnologia usando una modalità “esperienziale” di partecipazione collettiva, già sperimentata a Lisbona da Guimarães Pereira nel 2013, nell’ambito del progetto ‘Finding Futures’ che aveva come obiettivo l’anticipazione di scenari futuri sui paesaggi urbani, con un approccio sensoriale di tipo spazio-visivo. La stessa metodologia viene riproposta oggi a Expo 2015 facendo riferimento alla cosiddetta “experiential engagement”, dove la partecipazione pubblica è mediata dall’esperienza sensoriale, cui è riconosciuto un importante ruolo nell’apprendimento, ma anche nella capacità di ogni persona di trasformare ciò che apprende.

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