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Rimembranze. Centenario dell’entrata in Guerra

Quello che rimane della prima guerra mondiale, a parte la retorica fatta dalle “s” sibilanti del nuovo Capo dello Stato, ridotto a muoversi con la stessa inadeguatezza di equipaggiamento proprio come i soldati di quel tempo per obbedire alla retorica di questo tempo, sono giusto i busti, i bronzi, i tanti monumenti che, all’indomani di allora, furono eretti per dare testimonianza e ricordo alle future generazioni di tanto eroico valore avito.
Oggi, monumenti così non se ne farebbero più. Certamente non uno per campanile. Poveri artisti. Ne farebbero uno e poi sarebbe tutto un selfie e un ricercare su google.
Al mio paese, per esempio, in Piazza delle Rimembranze, c’è un Il Monumento ai Caduti. Realizzato ed eretto nel 1928 da Benedetto D’Amore, circondato, ai lati della piazza, da ben quarantasei palme, tante quanti furono gli eroi (marinai) caduti nella I guerra mondiale. Il monumento di Pozzallo è un soldato che, nudo e fiero, con le natiche sodissime e strettissime, guarda verso il mare che ha di fronte e, di tanto in tanto, con commiserazione, ai tantissimi perditempo che non fanno altro che passiare su e giù per la Piazza.
Le sue mani vanno al timone che oltre che a simboleggiare il suo essere soldato di mare, ha il compito di nascondere, del timone, la barra che, nel 1928, doveva obbedire a un certo dettato che la voleva molto virile e fin troppo ottimista.
Il monumento ai caduti di Pozzallo non faceva eccezione. Piero Chiara, il quale sosteneva che attraverso questi monumenti, muovendosi su e giù per l’Italia, si sarebbe potuta addirittura scrivere una Storia d’Italia, in tono minore certo, un po’ grottesca ovvio, ma certamente molto, molto aderente allo spaccato del paese mai nazione, raccontava di un certo monumento che per troppa virilità venne censurato dal vescovo che lo avrebbe dovuto benedire il giorno dell’inaugurazione. Lo scultore, quindi, dovette procedere alla realizzazione di una foglia di fico in lamiera posticcia da apporre sopra a tanta virtù.
Una botta di vento, però, alla sera ripristinò il vigore autentico. A riprova, forse neanche troppo metaforicamente, che i giovani figli della prima guerra mondiale erano già pronti, baionette alzate, per la seconda. Tant’é.

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