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Susanna Camusso e Gino Bartali

“L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”: quando leggo le interviste o ascolto i comizi di Susanna Camusso mi viene in mente il celebre motto di Gino Bartali (peraltro non solo un grande ciclista, ma un grande uomo, insignito da Israele del titolo di “Giusto tra le Nazioni”).

La leader della Cgil si rivolge ovviamente non alle folle sportive, come faceva “Ginettaccio”, ma al popolo della sinistra che “non c’è più”. E per lei non c’è più perché ha aderito passivamente al paradigma della governabilità e alle ragioni dell’impresa. In questo senso, Matteo Renzi è insieme l’artefice e il notaio della trasformazione del Partito democratico in un soggetto politico subalterno, in Italia e in Europa, alle compatibiltà imposte dai “poteri forti” del capitalismo.

In “discorde amicizia”, mi sia permesso osservare che forse è vero esattamente il contrario: il crepuscolo della sinistra rimpianta dalla Camusso è in buona misura attribuibile proprio a una spiccata inclinazione per esecutivi endemicamente litigiosi e ad una mai sopita avversione nei confronti del mercato. Basta leggere in modo onesto la storia repubblicana dell’ultimo ventennio per rendersene conto.

Beninteso, mi riferisco in particolare a quella sinistra che oggi vede nella minoranza del Pd (non in tutta, per fortuna) i suoi più autorevoli e accaniti esponenti. Mi sia consentito di aggiungere, inoltre, che è facile chiamarsi fuori dopo che i buoi sono scappati dalla stalla. Perché si sapeva da lungo tempo che la sinistra italiana era rimasta chiusa nei confini della politica novecentesca, mentre si stavano imponendo nuovi modelli di vita, di produzione e di lavoro; nuovi comportamenti umani e civili; una nuova concezione dell’individuo irriducibile all’ideologia del vecchio (ancorché glorioso) partito di massa. Ebbene, se ora per Camusso, Civati, Fassina e compagnia bella è difficile “essere di sinistra” nel Pd, ci saranno pure delle responsabilità comuni: degli intellettuali, che hanno lisciato il pelo ai leader di turno; dei gruppi dirigenti, che si sono riprodotti secondo logiche autistiche e che hanno badato soltanto a tutelare interessi egoistici.

Insomma: fare le pulci a una sinistra che non piace può essere sempre utile. Ma nessuno di quanti ne hanno fatto parte fino a ieri può far finta di esserci capitato per caso o controvoglia.


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