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L’arrocco di Renzi

Tra i molti aspetti anche contrastanti, le scorse elezioni amministrative, nel confermare una forte battuta di arresto del PD, sembrano aver evidenziato un’unica grande «urgenza»: il cambiamento del Partito Democratico.

Un dato campeggia su tutti: l’intera tornata elettorale è stata decisa -almeno in larga parte- dalle frizioni interne al “partitone”. Come accadde un anno fa a Livorno, dove una parte del Partito preferì dare fiducia al candidato 5 Stelle piuttosto che eleggere un autorevole esponente della sinistra PD, lo schema si è ripetuto prima -a parti invertite- in Liguria con la bocciatura della candidata renziana e poi, a stretto giro di posta, al Comune di Venezia con l’elezione (anche per il voto di molti renziani) del candidato non-civatiano. Quel Felice Casson che, per cultura ma anche per «fazione» politica, non avrebbe mai ammesso -come è capitato candidamente al neoSindaco Brugnaro- di ammirare sia Renzi che Berlusconi.

Segno dei tempi…..per molti!

Due, quindi, le partire decisive per Renzi: la necessità di imporre un colpo di reni all’azione di Governo (gli appuntamenti decisivi saranno la legge di stabilità e il rimpasto, ormai non più rinviabile dopo l’addio -pesante- del Viceministro Pistelli) e la “trasformazione” di un PD ormai incapace di ricompattarsi a sinistra e -tantomeno- di sfondare al centro.

Serve altro. Ed altro, credibile! La leadership di Renzi non è in discussione, anzi. Il Premier, infatti, non ha perso la fiducia. Molti degli elettori del “miracolo” 41% sono andati -per il momento- al mare. Nessuno ha voltato le spalle. Ciò che ha prevalso è stata l’“indifferenza” (dell’esterno) e la resa dei conti (nell’interno); due tra i “segnali” più pericolosi per ogni Partito e per ogni Governo.

È il momento delle idee, della razionalità ma anche dell’autorevolezza. L’Italia attende di ripartire. Ma, sopratutto, attende di appassionarsi alla “trasfigurazione” della politica. Dove è finito l’entusiasmo della Leopolda?

A destra la corsa è all’ammasso, alla ricerca di un’unità di esclusivo potere. Una “deriva” destinata ad infrangersi contro la scelta del leader e della linea politica (NCD, non farà -mai- cadere Renzi). Solo a sinistra -o meglio, al centro della sinistra- c’è spazio per la novità.

Tutti gli altri problemi, a partire dalla questione morale, verranno di conseguenza.

Due le mosse dell’arrocco: abbassamento delle tasse per famiglie ed imprese e “fondazione” del Partito degli Italiani. Chi ci sta (e non saranno pochi), ci sta!


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