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Che cosa si è detto agli Stati generali sul clima

Si è concluso l’incontro Stati generali sui cambiamenti climatici e sulla difesa del territorio. Il governo ha presentato il quadro dei rischi, delle azioni e delle opportunità legate al climate change. È la prima tappa italiana verso l’appuntamento di Parigi con la Cop21.

LE PRIORITA’ SECONDO RENZI

Nel corso della mattinata di ieri il premier Matteo Renzi ha ricordato che l’azione per il clima deve essere una priorità per l’Italia “il gruppo dirigente italiano ha l’impegno di assumere l’orizzonte di Parigi come occasione nella quale trasformare la discussione in priorità politica, indipendentemente dalle idee di parte”. A partire dalle parole di Renzi e per tutto il corso della giornata, le parole d’ordine sono state: maggiore concretezza e interconnessione tra settori e attori coinvolti in questa lunga marcia, che non dovrà certo arrestarsi con Parigi 2015.

GLI IMPEGNI DI GALLETTI

A chi si chiede quali saranno gli esiti di Parigi e se questi rappresenteranno un effettivo segnale di azione, il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha precisato che esistono già degli accordi vincolanti che dovrebbero indicarci la strada. “A ottobre, durante la presidenza italiana del Consiglio, l’Ue ha deciso di ridurre del 40% le sue emissioni di Co2 entro il 2030. Ora è compito dei singoli dicasteri indicare modalità e piani d’azione per rispettare gli impegni presi. A Parigi, poi, si vedrà se l’ambizione europea verrà confermata o aumentata”.

L’ANALISI DI BASTIOLI

Tra i tanti interventi che si sono alternati a ritmi serrati, Catia Bastioli, presidente di Terna, ha ricordato che il punto fondamentale della sfida consiste nel ragionare sulla base di un sistema interconnesso che abbia al centro la biodiversità, l’efficientamento energetico e la creazione di filiere lunghe in cui l’interconnessione delle tecnologie innovative si associ anche a una estensione delle stesse a tanti settori finora esclusi dai ragionamenti. “Il mondo elettrico, quello agricolo, quello della gestione delle acque, il mondo industriale, accademico e del consumo non hanno mai provato in modo sistemico a studiare le possibili connessioni e a creare grandi progetti di filiera che integrino le innovazioni. La nostra mentalità è l’ostacolo più grande al cambiamento”, ha ricordato Bastioli. “L’Italia è in molti casi leader di settore ma non vi è piena consapevolezza di ciò. Nel 2005 avevamo 1GW di elettricità proveniente dalle fonti rinnovabili. Oggi, grazie all’eolico e al fotovoltaico, abbiamo raggiunto il 27%. Siamo anche in grado di lanciare un progetto concreto che raggiunga in tempi rapidi l’obiettivo di zero rifiuti organici e zero prodotti riciclabili in discarica, con evidenti risparmi in termini di emissioni di Co2”. Non sono certo elementi irrilevanti. “Ma tutti gli sforzi intrapresi, tra cui gli investimenti nel settore delle rinnovabili, devono essere capitalizzati per non essere dispersi”.

LE PAROLE DI BUZZETTI

Paolo Buzzetti, presidente di Ance, ha fatto il punto sull’edilizia affermando che il settore “può essere il segno della ripresa”. Attuare un piano per l’efficientamento energetico di tutti gli edifici della penisola e attuarlo può dare al nostro Paese la sensazione che la ripresa è, non solo possibile, ma concreta. Per dare la spinta a questo percorso e favorire ristrutturazioni di edifici vecchi, il Parlamento deve fare la sua parte, magari individuando forme di incentivi che stimolino attività economiche capaci non solo di aumentare l’occupazione, ma anche di rispondere a esigenze ambientali sempre più presenti.

COSA HA DETTO MONCALVO

Anche l’agricoltura è stata parte centrale delle discussioni sui cambiamenti climatici. A ricordarlo Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti. “Tra le altre cose, si ritiene importante riconoscere il ruolo del settore agro-forestale nel campo degli assorbimenti del carbonio”. Necessario promuovere anche l’introduzione o il mantenimento di pratiche agricole che contribuiscano a mitigare i cambiamenti climatici o che favoriscano l’adattamento e che siano compatibili con la tutela e con il miglioramento dell’ambiente, del paesaggio, delle risorse naturali, del suolo e della biodiversità.


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