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Shareholder engagement, buone abitudini contro vecchi metodi

Negli Usa è già realtà operativa. Consiglieri di amministrazione, anche quelli indipendenti, e amministratori delegati si sono aperti al cosiddetto shareholder engagement, cioè alla necessità di avere incontri periodici con i principali azionisti della società quotata in borsa nel corso dei quali parlare delle questioni più importanti della corporate governance aziendale e delle principali vicende trattate a livello di consiglio di amministrazione, quali: acquisizioni, ristrutturazioni, aperture di nuovi mercati o nuovi investimenti in prodotti. Insomma, il controllo degli azionisti non si ferma più all’appuntamento annuale dell’assemblea dei soci ma è già entrato nella sala del consiglio di amministrazione. Una novità destinata a produrre sicuramente profondi cambiamenti nella tipologia, qualità e nella stessa forma delle decisioni assunte a livello di board societario negli anni a venire. Anche in Italia.

Ma cosa vogliono sapere gli azionisti dal loro board? Secondo Anne Mulcahy, ex CEO di Xerox ed oggi consigliere indipendente di società come Target e Johnson & Johnson, ora gli azionisti vogliono capire se il board opera al miglior livello di efficienza possibile e come sono formati i comitati interni. Viene poi esercitata una forte pressione per il rinnovamento dei membri e perché le presidenze dei diversi comitati interni ruotino periodicamente, ma sono anche interessati a sapere come viene disciplinato il voto per delega, proxy vote, e in che modo la leadership aziendale è esercitata oppure manifestata dai capi azienda.

Quello dell’ingaggio continuativo verso i consigli di amministrazione è un nuovo capitolo del cosiddetto shareholder activism, l’attitudine dei soci delle società quotate in borsa a non essere più dei protagonisti passivi o marginali della vita dell’impresa partecipata per trasformarsi in investitori informati e capaci di far sentire con continuità la propria voce verso l’azienda.

Un fenomeno in emersione anche in Italia, come provato da un recente rapporto di Sodali, una multinazionale specializzata nella consulenza per la corporate governance, e che sicuramente guadagnerà spazio ed attenzione anche sui media, dopo le recenti polemiche sui cambi anticipati nei consigli di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti e, come si vocifera con sempre maggiore insistenza, anche di Poste e Ferrovie.

Anche nelle società quotate italiane i consigli di amministrazione devono prepararsi a continui e fitti confronti con i loro azionisti che vogliono conoscere sempre meglio la strategia societaria.

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