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Telecom, Vodafone e Wind. Che succede al decreto sulla banda larga?

C’è lo zampino di Andrea Guerra anche nello stop al decreto Comunicazioni che doveva andare in consiglio dei ministri giovedì scorso? E’ quanto si chiedono settori governativi e molti addetti ai lavori. In attesa di una risposta certa, di certo il ruolo del consigliere del premier Matteo Renzi per le politiche industriali sta dilatando la sua azione, influenzando le ultime mosse del governo, comprese quelle in corso sulla Cassa depositi e prestiti.

CHE CI AZZECCA L’EUROPA?

Non c’è nessun giallo sulla non presentazione in Consiglio dei ministri del Decreto Comunicazioni e sicuramente è da escludere che dietro le ritrosie dell’esecutivo ci siano i timori di un intervento dell’Europa per potenziali aiuti di Stato, come è stato scritto nel fine settimana. A dirlo sono ambienti governativi consultati da Formiche.net dopo che in Rete e sulla stampa sono iniziate a circolare alcune ipotesi sullo slittamento del provvedimento.

GLI OBIETTIVI DEL DECRETO

Il decreto con cui si sarebbe dovuti passare alla fase esecutiva della Strategia nazionale per la banda ultralarga era atteso al Cdm di giovedì scorso. Nel testo sono contenuti tutti i dettagli del piano del governo sui fondi e sugli incentivi per la Rete di nuova generazione. Per Repubblica non si tratterebbe di un semplice rinvio: “Il premier Renzi non è più certo di volerlo presentare”, ha scritto Alessandro Longo. Ma cosa l’ha bloccato? “Alcune norme del piano non hanno bisogno di uno strumento d’urgenza come il decreto, mentre altre rischiano di subire la bocciatura, a posteriori, dell’Europa”, ha spiegato Longo su Repubblica.

LE STRANEZZE DEL RINVIO

Secondo fonti ministeriali era tecnicamente impossibile che il decreto potesse essere presentato in Cdm: “Il testo è stato restituito a Palazzo Chigi dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) giovedì sera, il giorno stesso del Consiglio dei ministri”. Tra l’altro, il testo sarebbe tornato indietro senza grandi modifiche: “I fondi stanziati sulla banda ultralarga sono stati confermati, così come i nuovi strumenti, come il credito d’imposta, voucher dal 2017 e fondo di garanzia”, confermano ambienti governativi.

IL RUOLO DI BRUXELLES

Paura dell’Europa? “Non si direbbe visto il buon esito dell’incontro a Bruxelles tra una delegazione italiana e la direzione che dovrà valutare il piano banda ultralarga”, commentano fonti dell’esecutivo. L’Europa darà un giudizio formale sulle misure contenute nel piano tra un po’ di mesi. “Non è credibile pensare che non venga presentato un decreto perché tra tre mesi o un anno l’Europa potrebbe avere delle riserve”, dicono a Formiche.net fonti ministeriali al corrente del dossier.

LA MOSSA DI GUERRA

Certo non è escluso che Palazzo Chigi possa avere dei dubbi, seppur il decreto, oltre ad essere molto atteso dalle aziende, è stato fortemente voluto da Andrea Guerra, consigliere molto ascoltato dal premier Renzi. Resta però il timore che si allunghino ulteriormente i tempi per l’attuazione del piano: l’iter per il via libera al decreto prevede il passaggio in Parlamento entro 60 giorni dal suo varo in Cdm. Un rinvio che è stato accolto non con entusiasmo, anzi, dai competitor di Telecom. Mentre l’ex monopolista aveva mugugnato su alcuni aspetti del decreto. Da qui, secondo alcuni osservatori, l’intervento di Guerra. Sarà così? Vedremo.

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