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Ecco come la stampa ignora Papa Francesco quando tuona contro l’aborto

Aprendo a metà maggio l’assemblea generale della Cei, il cardinal-presidente, Angelo Bagnasco, se l’era presa anche con qualche giornale (o meglio, con il cosiddetto sistema mediatico) reo di riempire d’omissis i discorsi papali su gender, aborto, nozze gay e insomma su tutte le questioni sensibili che potrebbero provocare pruderie al mondo che si diverte a riempire il faccione di Bergoglio con i colori della bandiera LGBT. Apriti cielo: bocche indignate e spalancate della categoria: sia mai che si nasconda qualcosa quando il Papa parla!

Un paio di settimane dopo, ecco puntuale la conferma alle piccate osservazioni di Bagnasco. Succede che Papa Francesco tiene, a meno di diciotto ore di distanza, due discorsi che hanno come filo conduttore la difesa della sacralità della vita dal “concepimento alla fine naturale”. Roba sentita in tempi wojtylani e ratzingeriani, ma che – a leggere la stampa italiana – non sembra essere la tazza da thé preferita del Papa argentino.

Riavvolgiamo il nastro: venerdì pomeriggio accoglie nella cappella dell’albergo in cui ha deciso di risiedere un gruppo di bambini malati, accompagnati dai volontari dell’Unitalsi. Prende la parola a braccio e rispondendo alla domanda di un papà lì presente dice quanto segue (il testo è copincollato dal bollettino della Santa Sede, quindi non sospettabile di manomissioni o censure): “Tu hai detto che ti hanno consigliato l’aborto. Hai detto: ‘No, che venga, ha diritto a vivere’. Mai, mai si risolve un problema facendo fuori una persona. Mai. Questo è il regolamento dei mafiosi: ‘C’è un problema, facciamo fuori questo…’. Mai”.

Frasi inequivocabili: “Regolamento dei mafiosi”. Roba da anatema, scomunica. Ma quando il Papa parla di “mafia” denunciando le malefatte della ‘Ndrangheta o di Cosa Nostra, la notizia finisce in prima pagina alla voce “grandi denunce” dei mali della società contemporanea. Quando il “mafioso” è accostato a chi suggerisce la pratica dell’aborto, il silenzio è totale. Sfogliate i giornali: non c’è una riga sul tema. Neppure una. Come se Francesco, il Papa che riempie paginate quando si tratta di parlare delle suore napoletane che gli saltano addosso in cattedrale, quelle parole mai le avesse pronunciate.

Ma il top sarebbe arrivato il giorno dopo. Poco prima di mezzodì, Bergoglio tiene un discorso ai membri dell’Associazione Scienza&Vita. Un discorso tutto centrato sul “primario diritto alla vita dal concepimento fino al suo termine naturale”. A un certo punto, il Papa dice che “è attentato alla vita la piaga dell’aborto. E’ attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. E’ attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. E’ attentato alla vita la morte per denutrizione. E’ attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia”.

Toni ancora durissimi. Ma di tutto questo elenco, a far notizia è solo un inciso, quello relativo ai migranti lasciati morire sui barconi in mezzo al mare. Il risultato è quello di alimentare tra i non addetti ai lavori, tra i fedeli che sfogliano i giornali e legittimamente non si leggono i discorsi papali per intero, il falso mito del Papa cool pronto a usare l’aspirapolvere per fare pulizia di tutto quel che c’è stato prima di lui.

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