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I conti italiani fra Mr. Wolf e Dr. Magoo

Lo stock del debito pubblico italiano è cresciuto ancora, anche a causa di un aumento delle disponibilità liquide del tesoro. Ad aprile siamo arrivati a 2.194,5 miliardi di euro, rispetto ai 2.184 di marzo. “Questa del record del debito è una cosa veramente noiosa. Per definizione il debito aumenta, bisogna vedere se l’aumento è maggiore o minore del Pil nominale”, così ha commentato da Napoli il Ministro dell’Economia Piercarlo Padoan.

Peccato che il Def preveda nel 2018 un avanzo netto: l’Italia rimborserà debito. Forse, non ci crede neppure lo stesso Ministro dell’Economia. Avebbe ragione, intanto, se si potesse dimostrare che almeno, in percentuale, dall’anno scorso Pil è cresciuto di altrettanto. A fronte di un debito cresciuto complessivamente di +10,5 miliardi in un mese (fabbisogno del tesoro +6,4 miliardi ed aumento delle disponibilità liquide +4,2 miliardi) il pil sarebbe dovuto aumentare di 6,4 miliardi di euro: ½ punto di pil.

Annualizzando, saremmo ad una crescita del 6%: un ritmo cinese. Evidentemente non è così. Le entrate tributarie continuano a crescere stentatamente: ad aprile, sono stati contabilizzati 29,5 miliardi, con un incremento del 2,9% rispetto ad aprile dell’anno scorso. Sono state di 115,2 miliardi nel quadrimestre gennaio-aprile 2015, rispetto ai 114,4 miliardi dello stesso periodo del 2014, con un incremento dello 0,3%.

Le entrate cercano senza successo di tener dietro al fabbisogno: nel 2014 sono state pari a 407,6 miliardi di euro, mentre quelle del 2013 erano arrivate a 410,7 miliardi. E’ una flessione che indica chiaramente l’affaticamento economico e l’esaurimento della leva fiscale.

I conti non tornano: il debito publico italiano, ad aprile dello scorso anno, era di 2.146 miliardi di euro. Visto che ad aprile scorso è arrivato a 2.194,5, l’aumento è stato di 48,5 miliardi: +2,2%. Il Pil nominale ha segnato solo il +0,1% fra il primo trimestre di quest’anno e quello del 2014.

A settembre verrà presentata la legge di Stabilità per il 2016: nel Def si prevede a legislazione vigente, per via delle clausole di salvaguardia già approvate, che la pressione fiscale aumenterà, passando dal 43,5% di quest’anno al 44,1%. O scattano gli aumenti dell’IVA e delle accise, oppure si taglieranno le detrazioni e le deduzioni fiscali vigenti. Nel 2016 si stimano maggiori entrate per 29,3 miliardi di euro, nel 2017 ulteriori aumenti per 16,9 miliardi ed un altro incremento di 11,5 miliardi è previsto nel 2018.

Alla luce dei risultati conseguiti nello scorso anno, sembra uno sforzo fiscale destinato a rimanere sulla carta: anche se si aumentano le aiquote nominali delle imposte, anche ricorrendo all’artifico di modificare la base imponibile come sta accadendo con l’ennesima riforma degli estimi catastali, il risultato on cambia. L’Inps, secondo quanto comunicato dal suo Presidente Tito Boeri, ha iscritti nel conto patrimoniale crediti per ben 90 miliardi di euro, contributi dovuti e non incassati.

“Tu intanto segna, che poi pago”: fa come i negozianti, che vendono sperando di incassare a fine mese. Se neppure Mr. Wolf sarebbe capace di risolvere i problemi della finanza pubblica italiana, non sembra che le ricette dei vari Dr. Magoo siano state le migliori: non vedono che aumentare le tasse per riequilibrare un bilancio già zavorato da un enorme debito pubblico ha stroncato l’economia, mentre il debito pubblico continua ad aumentare. Non c’è peggior orbo di chi non vuol vedere.

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