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Il Corriere della Sera e di Putin

Gli “occhi brillanti”. La “voce sottile”. Arriva “fresco nonostante l’ora”. Lui “non si pente di nulla”.

Ecco come il Corriere della Sera vede Vladimir Putin, il moderno zar della Russia, come emerge dall’intervista che l’uomo forte di Mosca ha rilasciato al quotidiano diretto da pochi giorni da Luciano Fontana, già all’Unità. L’intervista esce a ridosso della visita di Putin in Italia il 9 e 10 giugno, sotto il segno dell’Expo 2015, ma anche di un nuovo incontro con Papa Francesco, che lo riceverà mercoledì pomeriggio.

Scrive sul Corsera Paolo Valentino: “Sono quasi le 2 del mattino quando arriviamo alla fine dell’intervista. Vladimir Putin ha risposto per poco meno di due ore alle nostre domande. «Presidente — chiede il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana — c’è una cosa della quale si rammarica più di tutto nella sua vita, quella che lei considera un errore che non vorrebbe mai più ripetere?»”.

Ecco la risposta di Putin raccontata dal Corsera: “Il presidente russo si aggiusta sulla poltrona, gli occhi sembrano farsi più brillanti. Resta per qualche secondo in silenzio, poi con la sua voce sottile e sempre a basso volume, dice: «Sarò assolutamente sincero con voi. Non posso adesso ricordare qualcosa. Evidentemente il Signore ha costruito la mia vita in modo tale che non ho niente da rimpiangere». Dopo più di quindici anni al vertice della Russia da presidente o primo ministro, dopo 5.538 giorni al potere, Vladimir Putin non si pente di nulla”.

Non si pente di nulla, dunque, Putin. E il Corriere non si perde nulla di come l’intervistato appare ai giornalisti del quotidiano: “Vladimir Putin è entrato dalla porta in fondo. Vestito di blu, camicia azzurra, cravatta blu con motivi stampati, fresco nonostante l’ora, il volto forse un po’ troppo levigato. Ha salutato cortesemente. Poi ci ha invitati a sedere”.

Si tratta di un’intervista a tutto campo, che spazia dalla crisi ucraina (“Non è stata colpa della Federazione Russa se i rapporti con i Paesi dell’Unione europea si sono deteriorati. La scelta ci è stata imposta dai nostri partner”); all’annessione della Crimea (“Tutte le nostre azioni, incluse quelle di forza, non avevano come obiettivo di alienare la Crimea dall’Ucraina, ma avevano il fine di dare alla gente che vive lì la possibilità di esprimere la propria opinione su come vogliono organizzare la propria vita”); alle minacce alla Nato (“Solo una persona non sana di mente o in sogno può immaginare che la Russia possa un giorno attaccare la Nato. Sostenere quest’idea non ha senso, è del tutto infondata. Forse qualcuno può essere interessato ad alimentare queste paure. Io posso solo supporlo. Ad esempio gli americani non vogliono tanto il ravvicinamento tra la Russia e l’Europa”); per finire ai rapporti commerciali con l’Italia e alle sanzioni, che entro luglio saranno probabilmente rinnovate (“Non siamo stati noi a introdurre certe limitazioni nel commercio e nell’attività economica. È stato fatto contro di noi e siamo stati costretti ad adottare contromisure. Però i rapporti tra Russia e Italia effettivamente hanno sempre avuto carattere privilegiato sia in politica che nell’economia. Negli ultimi anni il volume dell’interscambio è cresciuto di 11 volte, toccando quasi 49 miliardi di dollari. In Russia operano 400 aziende italiane. Stiamo lavorando attivamente insieme nel settore dell’energia. L’Italia è il terzo acquirente dei nostri prodotti energetici. Ma cooperiamo anche nell’alta tecnologia, dallo spazio all’aeronautica”).

Lo zar russo non lesina elogi a Silvio Berlusconi Romano Prodi, “partner italiani” che “si lasciavano guidare dagli interessi dell’Italia e del popolo italiano e consideravano che per garantirli nel modo giusto bisogna mantenere buoni rapporti con la Russia”. Proprio il Corriere, nelle scorse settimane, ha ospitato e a volte scritto di proprio pugno tesi non molto distanti da quelle del leader russo.

La passione “moscovita” del quotidiano di via Solferino s’è accresciuta negli ultimi tempi. Il 26 maggio, l’ex presidente del Consiglio Prodiintervistato da Aldo Cazzullo, accusava la politica occidentale dicendo che “isolare la Russia è un danno“, nonostante l’annessione unilaterale della Crimea, l’invio di armi e denaro ai ribelli filo-russi che infiammano l’Ucraina dell’Est, i ricatti energetici e l’inasprimento della situazione anche nei più vicini Balcani. Ma lo aveva già fatto qualche settimana fa, sempre sulle pagine del quotidiano di Via Solferino. Allora, in una conversazione con Paolo Valentino, l’ex premier – sulla scorta anche di quanto emerso dalla missione di Matteo Renzi a Mosca, come rimarcato da diversi giornali italiani – aveva lasciato intendere che gli Usa, contrariamente all’Europa, abbiano addirittura aumentato le loro esportazioni verso la Russia dopo l’entrata in vigore delle sanzioni. Una tesi sconfessata proprio dagli ultimi dati, che suggerirebbero il contrario: Washington, al pari dei propri alleati nel Vecchio Continente, non sorride per le restrizioni economiche a Mosca, anzi.

Stessa storia per il leader di Forza Italia. Il 9 maggio, Silvio Berlusconi era tornato sulla prima pagina del Corriere con un intervento tutto pro-Russia, lamentando l’assenza dell’Europa alla parata militare organizzata a Mosca. Mentre una manciata di giorni fa, il 30 maggio per la precisione, una delle firme di Via Solferino, Massimo Nava, elogiava “la realpolitik (dimenticata) di Berlusconi” sulla Russia, auspicandone per certi versi un ritorno. U

L’interesse per Mosca, al Corriere, non russa affatto.


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