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Il Rosso di Sera di Santoro e Travaglio

Lo spettacolo Rosso di Sera di Santoro da Firenze è stato sicuramente un bell’evento. Come sempre Santoro riesce a fare, ma devo dire che non ha stupito. Era un format stanco, direi, senza essere offensivo, vecchio.

Un copione identico a se stesso. Prima c’era Berlusconi nemico dei nemici, ora c’è Renzi. Come è noto non sono uno dei fan del Segretario-Premier. Sono critico, molto critico. A volte qualcuno mi ha detto che per il ruolo (piccolissimo) che ho dovrei mordermi più spesso la lingua. In verità proprio per il ruolo (piccolissimo) che ho, ho il dovere di non mordermela!

Il rischio che vedo è una deriva personalistica anche nell’opposizione. Si finisce con il rendere la critica solo una questione di chi prende più in giro l’avversario. Il modello berlusconiano ha plasmato anche questo aspetto del vivere. Tristissimo.

Non voglio un antirenzismo a sinistra, come accadeva con Berlusconi. Renzi non è Berlusconi. Per me l’antiberlusconismo non era una critica alla persona, ma al suo stile di far politica e alla sua influenza negativa sulla società. Infatti, questi effetti si sono ben visti e tutt’ora si vedono.

Il simpatico siparietto con Travaglio che paragona Renzi a Mussolini poteva andare bene se c’era un tipo come Berlusconi. Lo hanno fatto in vero per anni e anni. Passare ora a Renzi lo trovo poco originale, noioso e soprattutto avulso dalla realtà.

Ospiti molto interessanti, niente da dire, da Battiato, che però prende qualche stecca e sembra anche dimenticare le parole, alla Ferilli che fa un piccolo monologo, Bianca Berlinguer che parla del padre, Nicola Piovani che suona al pianoforte, Gad Lerner che fa un bell’intervento sull’accoglienza, Ruotolo che ci ripropone il suo lavoro sulla terra dei fuochi, Carla Fracci che fa una breve esibizione, un po’ affaticata, poi J-AX che vuole la liberalizzazione della Marijuana. Poi Landini, con cravatta rossa insieme a Giulia Innocenzi che parlano di Jobsact e, ovviamente, attaccano Renzi. Interviene anche Alba Parietti, che racconta del padre partigiano, del suo nome e di Don Gallo. Tutto bello, ma tutto un po’ già visto.

Questa chiusura di spettacolo dal titolo evocativo “Rosso di Sera” la interpreto come il tramonto di quest’esperienza e come la conclusione di un modo di fare giornalismo critico. I tempi sono cambiati e questo approccio non è più sostenibile. Non fraintendetemi, ho sempre apprezzato Santoro e il suo lavoro, ma forse andava ripensato un po’ tutto l’approccio. La critica deve essere basata su altro. Anche a sinistra, nella politica, si deve evitare di scivolare nell’antirenzismo spicciolo. Sarebbe una sconfitta e l’ennesima zappa sui piedi che ci diamo.

Renzi, lo ho detto, è un leader scelto nelle primarie che farà il suo tempo. Come tutti i leader. La struttura rimarrà, magari messa molto male, come appare da queste ultime elezioni comunali e starà a chi c’è rimetterla in sesto. Così come sta a chi c’è di costruire un’alternativa valida, ma non contrapposta a Renzi in quanto Renzi. Contrapposta semmai a uno stile di far politica e ai contenuti di queste politiche.

Mi sembra paradossale criticare il personalismo del leader facendo una critica personalista. E sembra alla fine una scaramuccia tra personalismi. Insomma, non si va da nessuna parte.

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