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Perché Jeb Bush chiede la testa del direttore dell’ufficio del personale Usa

Il candidato di maggior peso alla nomination repubblicana, Jeb Bush, si unisce al coro di chi in queste ore chiede le dimissioni di Katherine Archuleta, a capo dell’ufficio che gestisce il personale governativo federale degli Usa, l’Office of Personnel Management (OPM).

CAMBIO AL VERTICE

Come raccontano il Washington Post e il resto della stampa americana, l’ex governatore della Florida chiede al presidente Barack Obama di licenziare l’alta funzionaria, in quanto responsabile della recente massiccia violazione di dati ai danni dell’ufficio.

ATTACCO ENORME

Nel frattempo si susseguono nuove rivelazioni riguardo le dimensioni e la portata di questa violazione di dati dei dipendenti federali: inizialmente si è parlato di oltre 4 milioni di utenti, poi si è arrivati a 18 milioni ed adesso se ne ipotizzano 32 (ovvero la totalità dei dati gestiti dall’ufficio del personale).

UN GROSSO FALLIMENTO

Jeb Bush ha condannato la gestione della Archuleta e al microfono del programma radiofonico Morning in America ha dichiarato che “su tutta la linea ci sono stati pura incompetenza e comportamenti scandalosi. Non c’è un responsabile, sembra che nessuno sarà licenziato. Se fossi io presidente degli Stati Uniti, quella persona sarebbe allontanata”.

CORO BIPARTISAN

L’appello dell’esponente del Gop ha i tipici toni duri di chi è già campagna elettorale, ed è simile alle dichiarazioni rese da altri parlamentari, sia repubblicani che democratici. Jason Chaffetz, il presidente della commissione di vigilanza, ha detto che la Archuleta – oltre a Donna Seymour chief information officer dell’OPM -, dovrebbe essere licenziata per aver ignorato le raccomandazioni di sicurezza cibernetica formulate nei rapporti di ispezione elaborati nel corso degli ultimi anni.
A questa voce si sono sommate anche quelle di Ted Lieu e Jim Langevin, entrambi democratici. Ma nonostante la pressione, il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha ribadito che l’amministrazione supporta saldamente la Archuleta.

MAGGIORE SICUREZZA

Bush, nella sua intervista radiofonica, ha fatto eco a molte delle lamentele ascoltate negli ultimi giorni: “Loro (l’OPM, ndr) – ha rimarcato – non hanno seguito le raccomandazioni dell’ispettore generale per rafforzare le misure di sicurezza per creare un firewall più affidabile”. Il risultato è che gli hacker “hanno avuto accesso a queste informazioni da oltre un anno e questa è una pericolosa minaccia alla nostra sicurezza nazionale”. Parole forti, ma motivate. Non vi sono ancora prove, almeno diffuse ufficialmente, ma sono in molti gli esperti a ritenere che la mano che abbia mosso l’attacco sia quella di Pechino.

LA LEGISLAZIONE CHE MANCA

Anche per questo Bush, nel suo commento, ha spinto l’amministrazione Obama a prestare maggiore attenzione alle minacce informatiche che il Paese deve fronteggiare e ha espresso il suo sostegno alla legislazione (attualmente in discussione presso il Congresso) che disporrebbe la condivisione –  tra il governo e il settore privato – dei dati sulle minacce cibernetiche e gli attacchi subiti.

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