Giulio Andreotti, Oscar Mammì, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Soldati, Ugo La Malfa, Sandro Pertini, Luciano Lama e tutti i giocatori di scopone scientifico, vivi o defunti, mi hanno incaricato di precisare quanto segue.
Un vero giocatore di scopone scientifico non può “tenere a ventaglio” dieci carte, come sostiene Ludopoli, una “città del gioco” online tra le più diffuse in Italia. Perché, come recita la prima regola del Chitarella, “scopa, enim vel scopuncola, tribus chartis, scopo novem jocatur” (la scopa, detta anche scopetta, si gioca con tre carte, lo scopone con nove). E, aggiungo a scanso di ogni equivoco, con quattro carte sul tavolo.
Dunque, grazie a un’informazione errata, decine di migliaia di nostri connazionali ogni giorno si connettono alla Rete per sfidarsi in un gioco farlocco, seguendo le regole dettate da un incompetente. Il fatto potrà sembrare a qualcuno irrilevante. A mio avviso, invece, rappresenta una metafora della condizione in cui versa la politica domestica. Leader non legittimati, regole truffaldine, cittadini passivi, persuasori occulti che scorazzano sul web.
C’è però chi mette in discussione proprio l’autorevolezza del Chitarella, con l’argomento che di lui – come di Omero – non si sa nulla, tranne che nacque a Napoli. Nemmeno Benedetto Croce, stuzzicato da Gino Doria nel suo amor proprio di grande erudito e di infallibile filologo, riuscì a venire a capo dell’identità del misterioso personaggio. L’ipotesi oggi più accreditata vuole che sia stato un discepolo sconosciuto di Antonio Genovesi.
Prendiamola per buona. Così potremo pensare che il secolo dei Lumi ci ha dato non solo i sacri principi del 1789 (che sono stati sempre violati), ma anche le quarantaquattro regole dello scopone scientifico (che, al contrario, non si possono mai violare).