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L’Economia è morta, le esequie al Partenone

Dopo una lunga e dolorosa agonia l’Economia è deceduta quasi tra il silenzio e l’indifferenza dei tanti coriferi che si sono accostati al suo altare per trarne vantaggi personali ma non per portare il rispetto che Le si doveva per la Sua anima e per il senso della Sua missione nella Storia al servizio di una società giusta.

L’incomprensione di tanti poco attenti alla Sua natura e all’opposto l’attenzione sacrale ad una Sua figlia, Finanza, così lontana da Lei, Le ha fatto perdere progressivamente nel tempo la fiducia nell’uomo e la Sua salute già cagionevole si è aggravata di un male morale e spirituale che l’ha colpita nel profondo facendole venire meno la voglia di vivere che pure l’aveva sostenuta anche nei tempi bui dei millenni.

Gli ultimi 40 anni sono stati forse i più terribili sotto questo punto di vista perché dietro la Sua facciata ed il Suo nome si è affermata una Sua interpretazione assolutamente lontana dalla Sua natura di strumento utile all’uomo per una società giusta e non fine per realizzare troppo spesso atti di devastazione morale contro l’umanità. Di fronte al dolore ormai inaccettabile l’Economia si è lasciata morire sotto una soffocante coltre di carta moneta, inondata dalla Finanza, che Lei aveva sempre considerato come mezzo di pagamento per i beni reali e non come fine per generare i devastanti drammi sociali che non vogliamo vedere.

E’ morta ma ancora pochi lo hanno capito troppo presi da altre faccende legate ad interessi materiali che non alla contemplazione dei sentimenti; l’ Economia, quindi consapevole che l’uomo da persona stava diventando solo una “ macchina termodinamica“, non ha retto al dolore ed ha esalato l’ultimo respiro.

La Sua morte, poi, ha acceso un dibattito tra i sacerdoti del tempio in merito al luogo più idoneo a celebrare le esequie e la sua dipartita dagli uomini; alcuni, subito hanno pensato che la sede ideale dovesse essere Stoccolma dove ogni anno dal 1969 viene ricordata dall’Accademia Reale per il suo contributo alla società ed a coloro che l’avevano nel tempo nobilitata con i loro studi.

Questa prima scelta ha generato accese discussioni perché proprio quel modello culturale l’aveva strappata dalla sua terra di scienza sociale e morale per quella di scienza esatta nella quale Lei non si riconosceva affatto, alcuni erano arrivati a respingere quella sede che non ricordava i suoi natali. A questo punto alcuni cominciarono a suggerire il luogo ideale dove era stata pensata da uno dei suoi primi estimatori e creatori, Aristotele lo Stagirita, che le aveva dato il nome, oikia – nomos. Aristotele sia in “Politica“ che ne “L’etica nicomachea“ l’aveva nobilitata mettendola al servizio della politica, polis- ethos, e di una società giusta e verso la felicità più alta definita, ethos, l’Etica da tempo dimenticata.

Effettivamente, a ben vedere, la scelta di fare le esequie nella terra che le ha dato i natali è sembrata la più coerente con la storia ed idealmente il Partenone, simbolo della Grecia classica che ha contribuito a forgiare la cultura occidentale , ha immediatamente acceso gli entusiasmi più nobili. La scelta, sicuramente ideale, si scontra con la difficoltà che quella Grecia che le ha dato i natali si trova, oggi, essa stessa vittima di quella figura di Economia – in realtà più Finanza che, oggi, ha poco da spartire con quella figura di Economia nobile. Il problema non è di poco conto se si guardano i fatti e come quella stessa finanza- economia sia stata usata per fini diversi che hanno fatto della Grecia una vittima sacrificale.

Ma proprio i fatti e la Storia sembrano aprire un varco ad un risultato forse diverso rispetto a quello per la quale sembra destinata. Quella vittima a cui dobbiamo riconoscere il merito di averci aperto il pensiero alla democrazia sembra sia in grado di ritrovare il coraggio e l’orgoglio che di fronte alla prepotenza persiana l’aveva spinta alla ricerca di un bene comune ed alle vittorie ed imprese eroiche che ricordiamo ogni giorno – Maratona, Salamina, Termopili – ed ai suoi cantori come Omero che hanno fatto la storia della nostra letteratura. Proprio Omero nell’Iliade crea il personaggio di Ulisse-Odisseo, uomo dall’ingegno multiforme, che cambia i destini di una lunga guerra con l’invenzione del “cavallo di Troia“; se oggi proprio la Grecia come in una Nemesi si trasformasse in un nuovo “cavallo d’Europa e del FMI“? Se le “Erinni“ andassero in suo soccorso?

Il contesto è diverso da quello del 2010 in cui tutto sembrava precipitare nel baratro senza speranze, oggi la Grecia ha più alternative per il diverso equilibrio geopolitico che non la lascia sola; un’unione di interessi economici potrebbe spingerla verso lidi più accoglienti ed il ruolo della Russia e della Cina non sembrano interessi di poco conto. Questa via di fuga aprirebbe scenari molto diversificati perché indebolirebbe l’Unione Europea anche nel sistema di difesa, antistorico, che sembra volere predisporre verso l’oriente. Una scelta coraggiosa degna della sua storia che darebbe coraggio ad altri paesi, anche come il nostro, nel mettere in discussione un’unione europea fondata sulla solidarietà reciproca ma dimenticata.

Un ‘Unione non può stare in piedi solo in base a rigidi , giugulatori e vendicativi meccanismi monetari ignorando le diversità sociali, il potere d’acquisto, la storia dei paesi che la compongono. Già Keynes aveva giudicata stupida l’idea di una moneta internazionale rigida rispetto alla diversità delle singole società e l’Economia aveva allora sorriso per uno dei suoi figli prediletti. La Grecia potrebbe mettere in discussione il ruolo del FMI oggi così lontano dalle finalità per le quali era stato costituito a Bretton Wood nel 1947 se decidesse a Giugno di non pagarlo preferendo invece pagare le pensioni ai vecchi ed ai poveri, scoprendo, come scrive Krugman, che potrebbe non essere un dramma; l’uscita dalla caverna del mito Platonico. Se la solidarietà è il fondamento dell’Unione questo è il momento di dimostrarlo con i fatti e non con le chiacchere.
La Storia, infatti, apre sempre nuovi scenari agli uomini e magari qualcuno può cominciare a sperare che l’Economia tumulata laddove è nata possa come l’araba fenice tornare a nuova vita, questa volta per il bene comune di tutti così come era stata pensata e non al servizio della moneta di pochi.

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