Gentile direttore,
di recente, presentando i risultati di una ricerca di Fieg (di cui è presidente) e Upa, dal titolo ‘Quotidiani e periodici a pagamento: ruolo, valori e prospettive evolutive’, Maurizio Costa ha dichiarato che “ci sono 46 milioni di persone che ogni mese consultano quotidiani e periodici. Per la prima volta da molto tempo, nell’ultima ricerca Audipress, sono aumentati i lettori. Ci sono segnali di un ritorno d’interesse per la carta stampata, come elemento che garantisce autorevolezza e profondità”.
Questi dati, se confermati, rappresenterebbero una boccata d’aria fresca per il settore editoriale, che da diversi anni ormai si trova a fronteggiare una trasformazione che appare irreversibile.
Oggi gli editori devono fare i conti con grandi colossi come Google o Facebook che in qualche modo ne insidiano il ruolo, accendendo il dibattito sui diritti d’autore. Con la diffusione dei social network come Twitter, chiunque può diventare un corrispondente in tempo reale. Si pensi ad esempio alla diffusione di Periscope: basta avere uno smartphone per mandare qualsiasi cosa in diretta in tutto il mondo.
In futuro ci sarà davvero spazio per le testate online o ci saranno solo degli aggregatori di notizie? Questi fenomeni ci inducono a riflettere sul ruolo che in futuro dovrà assumere l’editore. Nondimeno la carta stampa continua a rappresentare una garanzia di credibilità. Il quotidiano è ancora lo strumento su cui i lettori costruiscono la propria opinione.
Per questo, gli editori e le istituzioni dovrebbero ascoltare le istanze degli edicolanti e prendere delle iniziative volte al rilancio del settore.
Prima di tutto, noi crediamo che sia necessario limitare lo strapotere della distribuzione che vessa gli edicolanti con contratti capestro.
In secondo luogo, bisognerebbe rivedere il compenso sulle vendite della pubblicazione: l’esercente, infatti, percependo solo il 19% lordo del prezzo di copertina, non è in grado di sostenere tutti i costi, far fronte alle tasse che continuano a crescere e nello stesso tempo di produrre un reddito che consenta di mantenere non dico una famiglia, ma perlomeno sé stesso.
Infine ci vorrebbero delle iniziative di marketing volte a rilanciare il prodotto e a far sì che la gente consideri la stampa come un bene di cui non possa fare a meno. Penso che senza edicole si impoverirebbero un po’ tutti, compreso il pluralismo e quindi la democrazia.
Il Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai ha accolto con favore il provvedimento del Consiglio Regionale della Lombardia, che consentirà alle edicole di diventare infopoint turistici e di affiancare alla vendita di prodotti editoriali, prodotti diversi come bevande e cibi preconfezionati. La diversificazione, però, da sé non basta.
Dal 1948 attendiamo la riforma dell’editoria. L’onorevole Lotti ha annunciato che sarà realizzata entro agosto, e questo ci rende fiduciosi. Per salvare le edicole avremo bisogno di interventi importanti che producano un’inversione di tendenza, altrimenti noi edicolanti continueremo a contarci e saremo sempre meno…
Armando Abbiati
presidente di Snag-Confcommercio (Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai)