Serpeggia una crescente preoccupazione tra i conservatori americani in vista della pubblicazione, prevista per il prossimo 18 giugno, dell’attesa enciclica di Papa Francesco sulla custodia del creato, che secondo le indiscrezioni emerse avrà per titolo “Laudato sii” e sarà, per l’appunto, incentrata sul tema dell’ambiente.
CHI HA PRESENTATO LAUDATO SI’, L’ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO. TUTTE LE FOTO
CHIESA CATTOLICA E TEMI AMBIENTALI
«Il livello di allarme è tale che sembra quasi che nessun’altro prima di Bergoglio abbia osato toccare l’argomento», scrive l’Associated Press. Appunto, così non è: molti predecessori di Francesco hanno affrontato il tema, ispirandosi alla Bibbia stessa. Le questioni ambientali, infatti, risultano essere particolarmente scomode alla Chiesa cattolica, in particolare negli Stati Uniti, scrive AP. Questo perché hanno implicazioni rilevanti per le grandi imprese, spesso vedono coinvolti cattolici ricchi e hanno ripercussioni sulla crescita della popolazione mondiale, portando in primo piano le questioni che riguardano il controllo delle nascite.
«Per la destra religiosa, l’approvazione da parte del Vaticano dell’allarme Onu sul riscaldamento globale è pari a un’approvazione del programma delle Nazioni Unite per dare alle donne l’accesso alla contraccezione e all’aborto», scrive ancora l’Associated Press. Nonostante ciò, negli ultimi decenni i Papi che si sono susseguiti non hanno evitato di inquadrare le preoccupazioni ecologiche in termini morali, dato che nella Bibbia Dio pone l’uomo nel giardino di Eden con la raccomandazione di «custodirlo».
GLI APPELLI DI “CONVERSIONE ECOLOGICA”
I Papi recenti hanno più volte chiarito che l’attività umana è in gran parte colpevole del degrado ambientale che minaccia gli ecosistemi della Terra. Proprio per questo hanno chiesto a più riprese un intervento urgente da parte delle nazioni industrializzate a modificare le proprie abitudini e sottoporsi a una “conversione ecologica” per evitare che i poveri paghino per i peccati dei ricchi. Alcuni hanno anche dedicato al tema dei capitoli delle loro encicliche, il documento di “insegnamento” più autorevole che un papa può emettere.
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ENCICLICHE SULL’AMBIENTE: I PRECEDENTI
Basti pensare a uno dei messaggi annuali, datato 1990, di san Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale della Pace: «Il progressivo assottigliamento dello strato di ozono e l’effetto serra ad esso legato ha ormai raggiunto soglie preoccupanti dovute alla crescita industriale, alle massicce concentrazioni urbane e all’aumentato fabbisogno energetico». Prima di lui, nel 1967, Papa Paolo VI nell’enciclica “Populorum Progresso” scrisse che i beni della terra sono destinati ad essere condivisi da tutti, non solo i ricchi.
Più di recente, c’è stato Papa Benedetto XVI, soprannominato il “Papa verde”, perché ha adottato misure concrete a sostegno dell’ecologia: il Vaticano infatti aveva installato celle fotovoltaiche sul tetto della sua sala principale, una unità di raffreddamento solare per la sua mensa principale; tutto questo rientrava nel più ampio progetto di rimboschimento volto a compensare le emissioni di CO2. «Il fatto che alcuni Stati, gruppi di potere e imprese energetiche accumulino risorse energetiche non rinnovabili costituisce un grave impedimento per lo sviluppo dei Paesi poveri. La comunità internazionale ha il compito imprescindibile di trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili, coinvolgendo i paesi poveri nel processo, in modo da pianificare insieme il futuro», aveva scritto Benedetto nel 2009 all’interno dell’enciclica “Caritas in Veritate”.
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L’ESCLUSIVITÀ DELL’ENCICLICA DI BERGOGLIO
Cosa c’è di nuovo, allora, rispetto agli illustri esempi precedenti? In primo luogo, nessun Papa ha dedicato un’intera enciclica a questi temi. E nessun Papa ha citato le conclusioni del Panel internazionale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in un documento così importante, come si prevede che Papa Francesco farà. Senza contare che Bergoglio, primo papa latinoamericano della storia, includerà il punto di vista del “Global South” in un documento di dottrina sociale della Chiesa, che è di per sé già una novità. Ciò che fa la differenza, rispetto al passato, però è che questa volta il messaggio ambientale della Chiesa non si è perso in altre questioni.
«Ad essere onesti – spiega il reverendo Agostino Zampini, consigliere teologico argentino di Cafod, l’agenzia di sviluppo della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles – abbiamo sempre parlato di questo argomento ma non con sufficiente enfasi». Adesso Francesco sembra intenzionato ad andare al cuore del problema e affrontarlo approfonditamente in tutte le sue sfaccettature.