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Un pensiero sulla Grecia e l’Europa

L’Unione Europea vive in queste ore attimi davvero difficili. Sono europeista convinto, credo che serva più Europa e che servano meno nazionalismi. Sono per una maggiore integrazione politica e sociale.

Le trattative tra Grecia, BCE, FMI e la Commissione Europea sono fallite. Tsipras, si legge, ha fatto saltare il banco e ovviamente ora la colpa è tutta sua. Io vorrei invece ricordare che siamo in questa situazione da cinque lunghi anni, con crisi più o meno violente in Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda. Alcuni ne sono usciti, altri ci stanno provando qualcuno è rimasto indietro.

Le politiche messe in atto negli ultimi anni sono state fallimentari. Non lo dico io, povero nessuno, lo dice lo stato comatoso della Grecia, l’affanno del suo popolo. Lo dicono anche illustri economisti, Krugman, Piketty, Stiglitz per esempio. E un illustre sociologo Bauman. E in queste ore anche molti economisti italiani, su Lavoce.Info si sono espressi in tal senso.

La situazione è drammatica. Voglio con questo dire che la Grecia è una innocente vittima? No. La Grecia è stata causa del suo male. Il problema è che la medicina rischia di ammazzarla. Certo che dovrà fare i conti con se stessa e con i problemi che ha avuto. Ma anche l’Unione Europea, quando ha fatto entrare la Grecia frettolosamente malgrado non ci fossero i presupposti, dovrà farsi due domande.

Difficile dare la colpa a questo o a quello: la colpa è di tutti. E non è retorica, è la triste realtà.

Ora che fare? Lasciare la Grecia sprofondare? E magari causare una nuova ondata di crisi e instabilità politica ed economica in quel Paese e in Europa? Vogliamo spezzare le ali a un progetto che per 70 anni ci ha garantito pace e prosperità? Malgrado alcuni abbiamo vissuto al di sopra delle loro possibilità e tutt’ora ci sia qualcuno che lo fa?

Winston Churchill nel 1946 sognava gli Stati Uniti d’Europa. Sognava la famiglia europea. Facciamola oggi questa famiglia. Dimostriamo che siamo capaci di una visione di ampio raggio. Che siamo capaci di immaginare e costruire un futuro alternativo e migliore di quello che oggi, i fatti, i dati oggettivi, ci consegnano.

La Grecia ha fatto un errore ad abbandonare i tavoli? Tsipras ha commesso un errore nel dire: la scelta che devo prendere va oltre il mio mandato? Ha commesso un grave crimine affidandosi al Popolo, che è, ricordiamolo perché in troppi sembrano esserselo dimenticato (o fingono), il vero sovrano? Dopotutto in Gran Bretagna sta accadendo la stessa cosa: faranno un Referendum per stare o uscire dall’UE. Certo, non sono debitori e non rischiano il crollo. Ma anche loro avrebbero diversi problemi economici e politici. Eppure è la scelta di Tsipras che sconcerta. Che lascia attoniti.

La Grecia è chiamata ad assumersi una responsabilità. Il suo leader, democraticamente eletto, sta chiedendo al suo popolo consiglio. Sta chiedendo che si pronunci: la massima rappresentazione della democrazia. E vogliamo fare alla Grecia una colpa, il ricorrere alla Democrazia, che lei stessa ha inventato?

La Grecia ora non ha ricevuto un’imposizione dall’esterno come è accaduto negli ultimi decenni. Prima a causa di governi corrotti, poi da istituzioni sovranazionali prive ancora di quella legittimità che invece servirebbe loro (più Europa, per l’appunto!). Questa volta la Grecia sarà padrona del proprio destino: accettare le proposte avanzate dai creditori o rifiutarle. Andare incontro all’uscita dall’Euro e a una (si spera) restaurazione. O scegliere di procedere con sacrifici importanti, duri, nella speranza che alla fine la crisi finisca davvero.

Le alternative non cadono dai peri o dai meli, vanno costruite. Dal basso. Ora sarà un Popolo a parlare. E non ci resta che aspettare e ascoltare.

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