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Perché è solo merito degli sgravi fiscali l’aumento dei nuovi occupati. Report Intesa

In base ai dati provvisori mensili, il tasso di disoccupazione è sceso più del previsto ad aprile, al 12,4% dopo l’aumento a sorpresa registrato a marzo. I dati relativi ai mesi precedenti sono stati rivisti sensibilmente verso il basso (a 12,6% da 13% della prima lettura per quanto riguarda il mese di marzo). Di conseguenza, il tasso dei senza-lavoro è risultato inferiore di mezzo punto rispetto alle previsioni nostre e di consenso.

Nel mese, gli occupati sono saliti di ben 159 mila unità (+0,7% m/m), dopo essere calati di 37 mila (-0,2% m/m) nei due mesi precedenti. È uno dei maggiori incrementi su base mensile registrati nella storia ultradecennale dell’indagine (assieme al dato dello scorso dicembre, poi rientrato in parte nei mesi successivi). Il tasso di occupazione è salito di tre decimi al 56,1%: pur trattandosi di un valore inferiore di quasi un punto rispetto alla media storica, si tratta di un massimo dal 2012. La variazione tendenziale dell’occupazione è accelerata sensibilmente a +1,2% (da zero il mese precedente): si tratta di un record da ben 7 anni.

Il calo del tasso di disoccupazione è stato “attenuato” dall’espansione delle forze di lavoro (+119 mila unità ovvero +0,5% m/m), dovuta principalmente a un calo degli inattivi (-104 mila ossia -0,7% m/m). Infatti, il tasso di attività è salito di tre decimi al 64,2%, un valore che va ad eguagliare il precedente massimo storico toccato lo scorso settembre. Confortante anche il calo della disoccupazione giovanile, al 40,9% dal 42,5% precedente. Resta un valore elevatissimo (inferiore, dll’eurozona, solo a quelli di Grecia e Spagna), ma per trovare un livello più basso occorre risalire all’agosto del 2013.

L’indagine sulle forze di lavoro ha mostrato che nel 1° trimestre 2015 il tasso di disoccupazione (in termini destagionalizzati) è sceso al 12,4% dal 12,7% di fine 2014 (rivisto verso il basso dal 13% della stima precedente). Gli occupati risultano in crescita di +0,7% su base annua, anche se ancora una volta la ripresa è trainata dai lavoratori più anziani (+5,3% gli ultra 50enni) a fronte di un’ulteriore flessione per quelli più giovani (-1,7% fino a 34 anni e -1,4% nella fascia d’età 35-49 anni). Dopo la crescita dei tre trimestri precedenti, la tendenza annua torna in negativo a sorpresa nell’industria (-0,9% ovvero -42 mila unità), mentre resta in rosso per il 19° trimestre consecutivo, ma è in miglioramento, nelle costruzioni (-1,2%, -17 mila occupati); solo il terziario mostra una crescita tendenziale dell’occupazione (+1%, +147 mila unità).

Nel 1° trimestre, se continua (da quasi 5 anni) la crescita del part-time (in quasi due casi su tre, involontario), la novità è che torna a crescere anche il numero di lavoratori a tempo pieno (+0,6% a/a ovvero +104 mila unità). Inoltre, rallenta la crescita annua dei dipendenti a termine e torna in positivo la tendenza per i lavoratori permanenti. Di conseguenza, il numero di disoccupati cala per la prima volta dopo 14 trimestri consecutivi di crescita. Prosegue anche la diminuzione del numeri di inattivi, che tuttavia riguarda esclusivamente i 55-64enni (e dunque appare dovuta più agli effetti delle riforme sul mercato del lavoro che non a una diminuzione dell’effetto-scoraggiamento).

Pur tra luci ed ombre, quindi, si cominciano ad intravedere i primi segnali di miglioramento non solo della quantità ma anche della qualità dell’occupazione (la ripresa riguarda non più solo contratti temporanei e part-time ma anche occupati permanenti e a tempo pieno). Su quest’ultimo aspetto in particolare sembrano poter aver avuto un ruolo le misure varate dal governo (la decontribuzione per 3 anni vale per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e la deducibilità del costo del lavoro dall’Irap vale solo per gli occupati a tempo pieno). Peraltro, la tendenza al calo degli inattivi (probabilmente dovuta come detto più agli effetti delle riforme sul mercato del lavoro che non a una diminuzione dell’effetto-scoraggiamento) tenderà a limitare l’entità del calo del tasso di disoccupazione nei prossimi mesi.


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