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Più Lombardi e meno Berlinguer per rinascita della sinistra

Non dovrebbero esserci più dubbi sulla profezia lungimirante di Riccardo Lombardi del 1976, l’anno della comparsa del compromesso storico e del governo degli onesti: “…non si tratta di avere un buon governo rispetto ad uno dilapidatore o più riformistico, più onesto rispetto ad un altro. Se così fosse basterebbe parlare di alternativa…Non credo che la sinistra abbia di per sè il monopolio dell’onestà e della correttezza“.

La tanto e per lungo tempo decantata diversità comunista, cardine di quel compromesso storico che prefigurava il governo degli onesti, è finita stritolata dai ripetuti, ignobili scandali degli ultimi anni, fino al tonfo di Roma Mafia Capitale che, al di là dei singoli, ha svelato al mondo di mezzo un collaudato sistema di corruzione e di corruttela che tramite la politica ha coinvolto istituzioni, aziende pubbliche, lobby economico-finanziarie interconesse con organizzazioni malavitose di stampo mafioso: epicentro di tale sistema l’nsospettabile Pd.

Prima del crollo della diversità comunista del compianto Enrico Berlinguer scomparso, come Lombardi, 31 anni fa, c’era stato nell’89 il tracrollo assai più eclatante del socialismo realizzato, del mito dell’Urss, finito a pezzi sotto le macerie del Muro di Berlino.

Si è davanti allo scorrere di vite spezzate, delusioni devastanti, promesse disattese che hanno il loro corrispettivo nell’astensionismo ormai sopra il 50% degli aventi diritto e nell’inquietante e tremendo fenomeno del razzismo con la caccia sempre aperta all’uomo di colore: ogni giorno deve avere il suo nemico da colpire e da abbattere!

Ieri erano i capitalisti, gli odiati capitalisti diventati nel tempo amici e compagni di merenda, oggi sono gli immigrati e i rom che hanno il difetto di avere un altro modo d’essere e vivere distante per cultura da quello che si è imposto nelle società opulente e dispendiose dell’occidente.

Lombardi e Berlinguer sono stati i due poli e le due versioni contrapposte della sinistra degli anni ’70 e ’80: distanti per identità e per cultura hanno impersonato due strategie alternative, inconcicliabili, della sinistra tradizionale.

Il primo antifascista, azionista e socialista eretico ed inquieto, sempre alla ricerca dell’alternativa di sinistra e di un programma comune della sinistra, imperniato sulla laicità dello Stato rispetto alla Chiesa, concepiva il partito come lo strumento del fare politica per migliorare le condizioni di vita della povera gente: propose una società più ricca perchè diversamente ricca, per riformare e correggere il modello ideato dal capitalismo diventato troppo costoso per l’intera umanità.

L’altro, di qualche anno più giovane, comunista ortodosso, della migliore tradizione togliattiana per cui il partito era tutto e veniva prima di tutto nel servire la nazione mediante politiche non alternative ma di potenza per non comprometterne l’assetto monolitico: ne sono, nel tempo, discesi l’art. 7 della Costituzione, l’amnistia, la via italiana al socialismo, il compromesso storico, il governo degli onesti, in un ferreo accordo con la Dc, perno del potere centrale dello Stato e braccio armato della Chiesa, fino alla politica di austerità, una sorta di accordo di potenza tra il mondo del lavoro e la classe industriale e finanziaria.

A distanza di 31 anni un bilancio storico, se ci fosse le droit d’inventaire, andrebbe fatto alla luce del sole: se nessuno dei due ebbe mai al centro della sua strategia l’obiettivo della realtà umana e della sua conoscenza, l’eretico laico Lombardi, rispetto a Togliatti e Berlinguer, ci è andato più vicino, l’ha lambita. Non fosse altro per la chiarissima visione laica della politica diretta sempre a fare un qualcosa per la povera gente, per milioni e milioni di persone e non a un fare per sè e per il partito.

Ecco allora che per ricostruire una sinistra nuova e moderna occorrono idee nuove senza buttar via il meglio della tradizione azionista e laica che, per non avendo vinto, non è stata sconfitta: se si ha l’onestà e l’intelligenza di leggere la storia non con il metro dei vincitori di giornata, delle greche di comando e delle prebende, ci si accorge che difronte al fallimento inequivocabile del comunismo e della diversità comunista divenuta catto-comunista, la lezione culturale e politica di Lombardi risalta di luce propria e aggiornata sui valori di uguaglianza e diversità degli esseri umani può essere la via d’uscita dallo sfascio e degrado segnato dai rigurgiti xenofobi e razzisti.



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