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Ragusa hot e la penna montata

Leggo su Ragusanews.com la notizia di un giro di prostituzione scoperto proprio nel capoluogo ibleo. Un giro di squillo e clienti che, stante alle pruriginose rivelazioni, rischia di rovinare un sacco di famiglie perbene. D’altronde in questi casi si tratta sempre di brave ragazze di cattiva famiglia con cattivi ragazzi di buona famiglia.
Professionisti, impiegati, imprenditori. Tutta l’elite iblea, troppo mascula, è ora sotto la lente d’ingrandimento della curiosità morbosa e un po’ guardona. Uno dei clienti, per costruirsi un alibi nei confronti della moglie, pare si sia addirittura buttato da un primo piano. Che fa un po’ sorridere perché, insomma alibi sì ma non troppo alti.
Il fatto è che ora, a Ortopedia a Modica, ci sono mogli inferocite che si aggirano con tanto di coltello in mano alla ricerca di mariti con lussazioni o fratture sospette.
Se la troppa mascolinità e il troppo buttanesimo fanno sempre notizia, ma non troppo, quello che colpisce è una storia dentro la storia. Pare che tra le prostitute ci fosse una scrittrice di Milano la quale, non potendo vivere di scrittura, arrotondava di lingua. Italiana s’intende. Prima le italiane, e dunque l’italiano (lingua) tuonerebbe Salvini con un bel colpo di flit specie a chi lo osteggia in romanesco, lui il Matteo del Nord epigono della crusca della pugnetta italica fiscal celodurista.
Il vero dramma di questa vicenda, quello di una letterata costretta a vivere da romanzo e scrivere da impiegata, non è certo l’umiliazione del sesso a pagamento, ma il dover vivere in un paese in cui tanti grandi scrittori non hanno bisogno di arrotondare per prostituirsi. E di grandi scrittrici che sono delle penne montate.

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