Hanno un sogno (che rimane ostinatamente tale): “Un mondo con zero feriti da incidenti automobilistici”. Sul sito di Takata campeggia in bella vista nello home page questa visione. Che oggi appare come un brutto scherzo per niente divertente. La società giapponese è stata infatti coinvolta in una storia di richiamo di airbag “potenzialmente mortali” su 34 milioni di veicoli, il maggior caso di ritiro di prodotti pericolosi nella storia americana, come scrive Reuters qui.
IL RITIRO DEGLI AIRBAG E IL CROLLO IN BORSA
“Il richiamo riguarda airbag montati alla guida e sul sedile passeggero di 11 costruttori – scrive ancora Reuters – e il regolatore, la National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) … collega sei incidenti mortali nel mondo causati dall’esplosione violenta degli airbag”, causando la perdita di controllo da parte del guidatore e l’uscita fuori strada del veicolo. Gli incidenti mortali sono avvenuti tutti in auto Honda, il maggior cliente di Takata. Inutile dire che le azioni dell’azienda nipponiche hanno subìto un calo del 46% da settembre scorso, quando si sono avute le prime avvisaglie della crisi.
UN ACCORDO PER SUPERARE LA CRISI
Il 19 maggio Takata ha raggiunto un accordo con la Nhtsa “per condurre azioni finalizzate a rassicurare i consumatori sulla sicurezza pubblica”. In particolare l’azienda produrrà quattro report informativi sugli airbag difettosi, cercando di spiegare nel dettaglio come le performance di lungo termine dei dispositivi possano essere in alcuni casi compromesse dall’esposizione “a persistenti condizioni di umidità, in combinazione con altri fattori, inclusi problemi di fabbricazione”. I report stabiliscono anche una procedura per sostituire gli airbag “in base all’età e alla location in accordo con i risultati dei test”.
IL SOGNO (INFRANTO?) DI TAKEZO TAKATA INIZIATO 70 ANNI FA
Basterà a recuperare reputazione e a essere credibili nel nobile di “salvare oggi la preziosità della vita umana, oggi, in qualche parte del mondo”? Il tempo lo dimostrerà. Intanto, è interessante sapere chi è Takata, un nome pressoché sconosciuto in Occidente fino a che non è diventata la fornitrice degli airbag “mortali”. La sua storia inizia nel 1933 quando Takezo Takada fonda la sua azienda tessile nella prefettura di Shiga e l’azienda inizia a usare le sue tecnologie per produrre cavi di sicurezza. I dettagli sono tutti qui. Negli anni Cinquanta Takata inizia a sviluppare sedili per automobili e poi airbag, sistemi di sicurezza per bambini e altri dispositivi per la sicurezza. “Per contrastare l’aumento degli incidenti derivante dallo sviluppo della motorizzazione, Takata ha lavorato per centrare il suo sogno di una “società a feriti zero da incidenti automobilistici”. L’obiettivo, scrivono sul sito, sarà raggiunto quando “Takata diventerà una parola con lo stesso significato di sicurezza”. Attualmente l’azienda è un gigante con 46 impianti in 17 Paesi e ha un sistema integrato per lo sviluppo, la produzione e la vendita, vantando la capacità di ingegnerizzate i prodotti con la precisione del millisecondo. Nel 1977 è stata la prima azienda giapponese a produrre e commercializzare su larga scala sistemi di ritenuta per bambini, grazie a cui Takata ha guadagnato la sua reputazione nel mondo.
DALLA PREFETTURA DI SHINGA AL MONDO
Negli anni Ottanta comincia l’espansione internazionale, con una jv in Michigan, la Takata Fisher Corporation, e successivamente con la fondazione delle Highland Industries in North Carolina. Nel 1988 viene fissata anche la sede europea in Irlanda del Nord. E poi a cavallo con gli anni Novanta la giapponese si spinge nelle acquisizioni delle due aziende americane Gateway e Irvin (nel 2000 farà shopping anche in Europa, con la tedesca Petri); per poi spostare le testa europea in Germania nel 1991, fondare uno stabilimento produttivo a Singapore e ancora in Messico, Tailandia, Filippine, Brasile, Romania, Cina, l’ultimo mercato su cui approda, nel 2005 (Marocco e Russia arriveranno ancora dopo). L’anno dopo si quota alla Borsa di Tokyo e si lancia anche nella produzione dei primi airbag per moto. Fino a spingersi, nel 2007, nella produzione di airbag per proteggere la testa dei pedoni. Una scelta che appare buffa dall’osservatorio dell’Occidente. Ma che la dice lunga sulla ricerca innovativa e unica al mondo di Takata, indissolubilmente legata al Giappone in cui è nata e affonda le radici.