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Come cresce il terrore jihadista di Boko Haram

Articolo estratto dalla Geopolitical weekly del Centro Studi Internazionali

Lo scorso 2 giugno un’autobomba è esplosa nel popolo mercato centrale di Maiduguri, capitale dello Stato Federale del Borno, nell’estremo nord est del Paese, causando la morte di oltre 50 persone. Tre giorni dopo, una autobomba ha ucciso 30 persone nella città di Jimeta, nello Stato di Adamawa. A rivendicare entrambi gli attentati è stato Boko Haram (“L’educazione Occidentale è peccato”), il gruppo terroristico affiliato allo Stato Islamico (IS) attivo in Nigeria e nelle regioni limitrofe di Camerun, Niger e Chad dal lontano 2009.

Nonostante il massiccio dispiegamento di uomini e mezzi da parte delle Forze Armate nigeriane, gli attacchi bokoharamisti hanno continuato ad avere, anche nel 2015, una cadenza media settimanale ed un bilancio di vittime che sfiora il migliaio. La neutralizzazione del gruppo jihadista continua a rappresentare la priorità di sicurezza per il governo di Abuja e soprattutto per il nuovo presidente Muhammadu Buhari.

Da quest’ultimo, infatti, la popolazione nigeriana si aspetta un’azione più incisiva nella lotta al terrorismo. Buhari, in quanto musulmano e di etnia Hausa-Fulani, potrebbe sfruttare la propria rete tribale e la propria vicinanza agli influenti leader politici e religiosi nel nord del Paese per cercare di aprire una trattativa con le fazioni più moderate di Boko Haram, circoscrivendo ed isolando quelle più estremiste.

La dimensione trans-nazionale raggiunta dal gruppo jihadista ha obbligato i governi di Nigeria, Camerun, Niger e Chad ad intraprendere un’azione militare congiunta nella regione del lago Chad attraverso la costituzione della Multinational Joint Task Force (MJTF), un dispositivo regionale avente lo scopo di disarmare le milizie jihadiste, distruggere le loro basi e liberare i villaggi sotto il loro controllo. Tuttavia, la lentezza nell’approntamento delle truppe e le difficoltà logistiche nell’organizzazione del contingente ha permesso al contingente multinazionale di raggiungere obbiettivi limitati.

Infatti, Boko Haram, che può essere considerato alla stregua di uno “Stato Islamico Africano”, continua a controllare ed amministrare una porzione di territorio estesa quanto il Belgio. Inoltre, la recente affiliazione allo Stato Islamico potrebbe condurre Boko Haram ad una progressiva internazionalizzazione della propria agenda ideologica ed operativa, spingendo il gruppo ad intensificare azioni ostili, quali attentati e rapimenti, verso obbiettivi e cittadini occidentali.

Clicca qui per leggere il testo completo sul sito del Cesi


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