Il Ttip costa la paralisi al Parlamento europeo. Il presidente Martin Schulz ha posticipato il voto – atteso per mercoledì – sul rapporto firmato dal socialista Bernd Lange, con cui Strasburgo intendeva dare indicazioni politiche sul proseguimento dei negoziati tra Unione europea e Stati Uniti per l’accordo di libero scambio trans-atlantico (Ttip, appunto).
EMENDAMENTI E IMPASSE
Ufficialmente la decisione è di tipo regolamentare. L’articolo 175 del regolamento di procedura dell’Europarlamento consente di rimandare alla Commissione competente l’esame degli emendamenti presentati in plenaria, qualora fossero più di 50. E sulla relazione Lange ne sono piovuti circa 200. In realtà, il regolamento è stata la scappatoia che ha consentito di uscire dall’impasse tutta politica sull’integrazione nel TTIP del meccanismo di risoluzione delle controversie tra privati e Stati (ISDS). Una procedura di arbitrato piuttosto comune nei trattati di libero scambio, divenuto uno dei simboli di chi si oppone al TTIP.
LE FRATTURE NEI GRUPPI
Il compromesso faticosamente raggiunto sul punto in Commissione commercio aveva avuto strascichi dolorosi nella compagine socialista. Proprio Lange, per ricucire lo strappo interno al suo gruppo (socialisti belgi e francesi, soprattutto), ha aperto il vaso di pandora proponendo di modificare il suo stesso lavoro. Per tutta risposta, la fronda interna è diventata più estrema, con il sostegno a un altro emendamento presentato dai gruppi anti-Ttip, che respingeva l’ISDS in toto. Un terzo emendamento, contrario agli altri due, è stato presentato dai popolari. Con tre emendamenti sul tavolo e nessun accordo tra i partiti, la maggioranza formata da popolari, liberali, socialisti rischiava di saltare, e il Parlamento non avrebbe espresso opinione sul TTIP.
LA TEMPISTICA
Schulz ha allora deciso di rinviare il voto e il relativo dibattito, tra le proteste dei gruppi più piccoli. I tempi non sono chiari. Tecnicamente, sarebbe possibile immaginare un ritorno per la prossima plenaria di Strasburgo, dal 6 al 9 luglio. Politicamente parlando, però, è tutto da vedere. Popolari e socialisti si accusano a vicenda e, tra questi ultimi, è cominciata la resa dei conti, con il capogruppo in Commissione commercio David Martin che ha presentato le dimissioni, respinte dai colleghi. Ma è tutto il Parlamento europeo che si è avvitato su una questione importante. Siamo ancora lontanissimi dalle fasi decisive, quando alla plenaria di Strasburgo spetterà la responsabilità di dare l’assenso a un eventuale accordo tra Usa e Ue.
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