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Buttafuoco e non solo. Cosa s’inventano i filo Salvini per far salire il Sud sul Carroccio

Una pre-Pontida al Sud al grido di «Buttafuoco governatore» e «riprendiamoci il progetto del Ponte sullo Stretto per unire davvero l’Italia». I salviniani “made in Sicily (e dintorni)” hanno messo in moto i motori per le due campagne elettorali che attendono il movimento: quella (permanente) per  “Salvini premier”, come recita il grande striscione nella sala che ha ospitato quasi cinquecento tra dirigenti, militanti e simpatizzanti di Noi con Salvini riuniti a Montalbano Elicona, nel messinese; e quella per il successore di Rosario Crocetta, il discusso governatore che non piace nemmeno al suo partito, il Pd, e il cui fortino assediato potrebbe crollare nelle prossime settimane.

Proprio su questo punto è arrivata la proposta-shock da parte del catanese Angelo Attaguile, segretario nazionale di Noi con Salvini e unico meridionale della pattuglia di deputati della Lega Nord: proporre a Pietrangelo Buttafuoco, lo scrittore impegnato nella demolizione del totem dell’autonomia a cui ha dedicata il j’accuse con Buttanissima Sicilia, di essere lui lo sfidante di Crocetta. Su Buttafuoco, estimatore del leader del Carroccio, è giunto il niet di Giorgia Meloni: “Buttafuoco è islamico”, ha tagliato corto il leader dei Fratelli d’Italia.

Se è vero che al governatore, infatti, è andata in corto circuito la narrazione antimafiosa per il caso della presunta intercettazione riguardante gli attacchi del suo medico (arrestato) a Lucia Borsellino, sotto accusa è finito da tempo da parte delle opposizioni e di tanti osservatori (tra cui Buttafuoco stesso) per tutta la mancata “rivoluzione” della sua esperienza amministrativa. Proprio questo il nodo rilanciato dai salviniani siciliani: «Con la caduta di Crocetta va chiusa una stagione – spiega Attaguile a Formiche.net – che si è rivelata un bluff amministrativo e politico a 360°. Inaccettabile anche l’atteggiamento del governo nazionale che continua a concedere “elemosine” per prolungare questa inesistente “cura Crocetta”, mentre noi chiediamo di poter tornare a produrre sviluppo nella nostra terra. Il nostro obiettivo è aggiungere un addendo: Sicilia bella + Sicilia utile all’Italia».

In attesa di trovare un “pratone” dove organizzare una reunion di popolo stile Pontida, per il momento si sono dati appuntamento a Montalbano Elicona, il “borgo più bello d’Italia” per mettere a punto la macchina organizzativa e ideativa. Il gotha del salvinismo siciliano (tanti ex An, diversi esponenti dell’autonomismo siciliano, ma anche diverse facce nuove e buona rappresentanza della società civile) si è riunito – con appendici importanti da tutto il Meridione e con la supervisione di Giancarlo Giorgetti e Armando Siri –  per lanciare la cosiddetta allora fase 2 del movimento: «La fase uno di Noi con Salvini – spiega Fabio Cantarella, vicesindaco di Mascalucia, nel catanese, e portavoce del movimento in Sicilia – è stata quella di far nascere il movimento in tutto il Sud e, in soli pochi mesi, siamo stati così testardi da presentare le liste in Sicilia, in Puglia. Dicevano che sarebbe stato impossibile e invece abbiamo già sindaci, vicesindaci e diversi consiglieri comunali. Ma c’è di più: ogni quattro voti, uno è stato di consenso, dato a Salvini stesso. Segno che il suo messaggio sta aprendo una breccia al conformismo che attanaglia e soffoca il Sud».

La convention di “Noi con Salvini”, il soggetto candidato a rappresentare “l’altra Lega” nel resto d’Italia, arriva in un momento particolare per il movimento ispirato alla nuova Lega di Salvini: quello, appunto, del radicamento territoriale ma anche della proposta, rispetto a un Movimento 5 Stelle che al Sud è diretto concorrente sui temi del rinnovamento. La presenza di Giancarlo Giorgetti, uomo delle alte relazioni istituzionali del Carroccio e gran tessitore politico, testimonia da parte sua il tasso di interesse che arriva da via Bellerio per il laboratorio Sud. E a lui Angelo Attaguile ha consegnato gli asset della platea: «Che cosa chiediamo a Salvini “premier”? Di rappresentare al più presto, speriamo a palazzo Chigi, i punti che noi stiamo elaborando per riattivare il Mezzogiorno: a partire dal lavoro, emergenza sociale più dell’immigrazione stessa, rispetto al quale non chiediamo provvedimenti assistenzialistici in stile Cassa del Mezzogiorno ma politiche fiscali mirate per le aziende che resistono nonostante la crisi». Ma anche il rilancio di una delle “cattedrali nel deserto virtuali” che hanno caratterizzato decenni di immobilismo: «Il Ponte sullo Stretto, la cui mancata realizzazione costerà un patrimonio ai contribuenti, è un tema ineludibile. Oltretutto è oggettivo il fatto che possa diventare volano per tutto il Paese: penso all’acciaio di Taranto, agli ingegneri delle nostre università, ai materiali prodotti dalle nostre piccole e medie imprese. Il Ponte non è un’occasione solo per la Sicilia, ma per tutta l’Italia. Uniamola davvero, lo dico da “leghista”».

Antonio Rapisarda

@rapisardant



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