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Perché promuovo con riserva le ultime sortite di Renzi sulle imposte

In Italia, le tasse scenderanno: parola di Presidente del Consiglio. Nel 2017, così ha confermato Matteo Renzi alla assemblea annuale degli Ambasciatori convenuti alla Farnesina, la tassazione sui profitti societari scenderà al 24% rispetto all’aliquota del 27,5% oggi vigente. Il nuovo livello sarà di gran lunga più basso rispetto a quello applicate in Germania e Francia, e di un punto inferiore anche a quello della Spagna.

COSA SUCCEDE ALL’IRES

Non c’è dubbio che si tratta di una mossa volta a rianimare il settore produttivo, soprattutto considerando le negative performance tributarie registrate in questi ultimi anni. I profitti societari sono scesi, e di conseguenza anche le entrate erariali hanno mostrato una consistente flessione: l’Ires (Imposta sui Redditi delle Società) è infatti crollata dai 40 miliardi di euro del 2013 ai 32,5 miliardi del 2014. Il preconsuntivo del periodo gennaio-maggio di quest’anno mostra un altro calo consistente, di 297 milioni di euro (-27%), rispetto al corrispondente periodo del 2014.

L’ANDAMENTO DELL’IRAP

Accade lo stesso con l’Irap, visto che gli accertamenti sono passati nel complesso dai 34,8 miliardi di euro del 2013 ai 30,5 miliardi dell’anno scorso. Nei primi cinque mesi di quest’anno, rispetto al corrispondente periodo del 2014, la flessione è stata di 125 milioni di euro (-2,5%). La componente Irap di pertinenza delle imprese private ha fatto registrare una caduta assai consistente, essendo passata dai 24,8 miliardi del 2013 ai 20,9 dell’anno scorso. Nei primi cinque mesi dell’anno il calo ulteriore è stato di 138 milioni (-12,1%).

EFFETTO IRAP PER LE IMPRESE STATALI

La componente Irap di pertinenza delle imprese pubbliche ha mostrato invece molta più stabilità, con accertamenti passati dai 10 miliardi di euro del 2013 ai 9,5 miliardi del 2014. Va poi rilevato che nei primi cinque mesi di quest’anno, gli accertamenti sono addirittura aumentati di 13 milioni (+0,3%): le imprese pubbliche non solo lavorano in regime di monopolio e di prezzi amministrati, ma se vanno in perdita non falliscono con la stessa rapidità di quelle private.

DAL LAVORO ALLA RENDITA?

Anche la strategia di spostare la tassazione dal lavoro alla rendita, con un progressivo aumento della imposta sostitutiva sui redditi nonché delle ritenute sugli interessi e altri redditi da capitale, non sta dando i frutti sperati, anche per via del calo dei tassi: gli accertamenti erariali sono diminuiti, passando dai 10,8 miliardi di euro del 2013 ai 10 miliardi dell’anno scorso. Nei primi cinque mesi di quest’anno, si registra una certa ripresa, con un incremento di 945 milioni (+27,6%).

UN PAIO DI CONFRONTI

In ogni caso, volendo fare un paragone, il provento della Imposta di consumo sui tabacchi è praticamente analoga, con 10,3 miliardi di euro nel 2013 e 10,5 miliardi l’anno scorso: all’Erario il fumo delle sigarette rende quanto la tassazione del capitale. Tra l’altro, la Tobin Tax ha dato un contributo infinitesimale: 260 milioni di euro nel 2013 e 400 milioni l’anno scorso. Si è fatto tanto rumore per nulla.

IL PROBLEMA DI FONDO

La prospettiva di ridurre le imposte sui profitti delle imprese è di certo positiva, anche se il problema di fondo dell’economia italiana è un altro: le imprese hanno visto calare i fatturati per via della caduta della domanda interna. Tutto ora dipende dalla copertura finanziaria che si darà alla riduzione dell’aliquota dell’Ires al 24%: se sarà rinvenuta in una ulteriore riduzione del reddito netto delle famiglie, servirà davvero a poco. La fuga dall’economia reale verso gli investimenti finanziari proseguirà.

ALCUNI AUSPICI

Bisogna allargare la base produttiva, incentivando fiscalmente non l’acquisto da parte dei capitali stranieri delle imprese esistenti, magari solo per utilizzarne il know how e le quote di mercato, ma la creazione di nuovi insediamenti. Questo è il punto cruciale, per la ripresa e l’occupazione, ancora una volta irrisolto.

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