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Cosa (non) vogliono i “leoni” Fitto e Capezzone

Al centro del ciclone africano di luglio che sta facendo boccheggiare la Penisola prende il via il più “british” dei movimenti politici italiani. Ai nastri di partenza c’è “Conservatori e riformisti”, il progetto di Raffaele Fitto, ormai ex Forza Italia. L’ex pupillo di Silvio Berlusconi, in una drammatica climax consumatasi negli ultimi mesi, ha abbandonato definitivamente la casa del padre e sbarca a Roma (oggi, alle 16, all’Auletta dei Gruppi alla Camera) con una piattaforma che ha l’ambizione di rinnovare l’approccio del centrodestra ai temi dell’europeismo ma anche rispetto al rapporto tra eletto e territorio portando in Italia l’americana prova del “giuramento” agli elettori su temi specifici. Non a caso nelle scorse settimane Fitto e Daniele Capezzone hanno invitato il guru Grover Norquist (qui il resoconto dell’iniziativa e l’intervista a Norquist). Il perimetro politico, nonostante i boatos che vorrebbero le truppe di Fitto già coinvolte in operazioni di sostegno del governo (ad esempio sull’elezione di Sergio Matterella), è chiaro: «Piedi saldi nel centrodestra».

GUARDA CHI C’ERA CON FITTO AL LANCIO UFFICIALE DI “CONSERVATORI E RIFORMISTI”. LE FOTO DI PIZZI

Un leone blu come simbolo, il cui utilizzo è stato autorizzato dai fratelli maggiori inglesi, e un movimento snello che si baserà fin da subito su gruppi parlamentari saldamente all’opposizione e su una rete di contatto con i territori strutturato per circoli (i fittiani giurano che il tutto sarà molto leggero, niente organigrammi). La collocazione l’ha rilanciata lo stesso Fitto ieri al Corriere della Sera: «Stiamo lontani dai patti del Nazareno futuri, come siamo stati lontani a quelli del passato». Questo al netto dei movimenti di alcuni dei membri dei Conservatori e riformisti al Senato (ad esempio Eva Longo, come ha confessato lei stessa al Tempo) abbiano già le valigie pronte in direzione “responsabili”, quelli targati Denis Verdini. Proprio riferendosi a questi il leader ha ribattuto che «non abbiamo nulla a che vedere né con il mercato di senatori». Per il momento si sa che non verrà annunciato il gruppo autonomo alla Camera (a palazzo Madama già esiste) ma i numeri, assicurano, già ci sono tanto che gli stessi reggenti di Forza Italia a Montecitorio già monetizzano l’entità economica delle perdite che ci saranno in direzione Fitto.

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Composita la compagnia di viaggio fittiana. Tra gli esponenti di maggior spicco ci sono Daniele Capezzone, che nutre il programma liberale e liberista, Maurizio Bianconi, il più pugnace avversario del verdinismo, l’ex An Massimo Corsaro che cerca di saldare i voti di destra e la senatrice Anna Cinzia Bonfrisco che mira a coagulare l’elettorato moderato, liberale e popolare del Nord est. Per la comunicazione ci sono novità interessanti: avvistati alcuni consulenti dei Conservatori UK, del resto è già molto stretto il legame con il gruppo europeo Ecr che intende investire su Fitto per ampliare il profilo politico-culturale del gruppo nel resto d’Europa. Capitolo studiosi: il nuovo movimento qui intende investire su un gruppo di giovani che avevano dato vita a “Sveglia centrodestra”.

Per ciò che riguarda il programma e i riferimenti culturali è interessante notare come l’asse tematico si sposti dal solidarismo di don Sturzo allo Stato leggero teorizzato da Margaret Thatcher. Su questa parabola ideologica nel nuovo soggetto ci sarà poco spazio per le “politiche per il Mezzogiorno” di democristiana memoria – dicono i fittiani – mentre ampio spazio è dedicato al rilancio della vocazione aziendalista che fu della prima Forza Italia. Tra i dossier si parla molto, infatti, di riduzione spesa e tasse con una vocazione che ricorda l’operazione “Fermare il declino” di Oscar Giannino (si parla di vero e proprio shock fiscale: 40 miliardi di tasse in meno). Funzionerà? Nel frattempo in casa di Forza Italia il fondatore ostenta indifferenza nei confronti delle ultime sortite da un lato di Verdini e dall’altro Fitto, e l’azzurro Antonio Tajani al Giornale dice: “i repubblicani Usa sono il nostro modello. Silvio molto popolare a Washington, presto una missione ufficiale”. Come dire: i veri amerikani siamo noi e non i fittiani.

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E con l’Europa? Anche qui si sente l’influenza “diversamente europeista” di David Cameron. I “no” in sede Ue ci sono: a partire dall’ulteriore cessione di sovranità e sull’unione fiscale. I Conservatori made in Italy, infatti, propongono anch’essi di rinegoziare il rapporto con Bruxelles, con una certa burocrazia che frena lo sviluppo rispetto alla quale le posizioni del Ppe sono di totale subordinazione. Per Fitto, insomma, i vincoli europei non devono essere un dogma: a partire dal muro del 3% e dalla contestazione del Fiscal compact. Ciò non vuol dire, però, strizzare l’occhio a Marine Le Pen, ma una “terza via” tra il populismo e l’accondiscendenza ad Angela Mekel.

Chiudiamo con l’Italia. Qui, pur nello spirito di un’ampia ricomposizione, le sfide tutte politiche sono lanciate ad personam. Silvio Berlusconi, ad esempio, è sfidato alle primarie per qualsiasi ricomposizione. Alfano e Verdini invece sono esclusi dagli interlocutori proprio per la vicinanza renziana, mentre attenzione viene rivolta a Matteo Salvini, rispetto al quale se c’è scarso accordo sulle questioni internazionali, la sfida che viene lanciata riguarda un programma che riduca sì drasticamente le tasse ma anche la spesa pubblica. E Renzi? Bocciato senza appello su tutta la linea economica ed istituzionale. I “leoni” hanno voglia di sbranarlo il Nazareno (il patto, of course).

@rapisardant


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