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Repubblicani, ecco come il gaffeur Trump cresce nei sondaggi

Più gaffe fa più lontano nei sondaggi va: almeno per il momento, ma siamo a oltre 15 mesi dall’Election Day. Parliamo di Donald Trump: la competizione nel sovraffollato campo repubblicano – ben 16 candidati per una nomination – gira a vantaggio dello stravagante miliardario che ha una straordinaria capacità di fare notizia. Nel bene e nel male, ma tanto, vien da dire, che importa?

Frasi shock sugli immigrati messicani “stupratori e trafficanti”, soldati e simboli nazisti nei suoi tweet, ogni gaffe lo rende più popolare, almeno nel senso di più noto all’opinione pubblica, che non sa neppure chi siano la maggior parte dei suoi rivali.

Secondo un sondaggio online Reuters-Ipsos, Trump ha il consenso del 15,8% degli elettori autodefinitisi repubblicani e tallona l’ex governatore della Florida Jeb Bush, figlio e fratello rispettivamente del 41o e 43o presidente degli Stati Uniti, attestato al 16,1%.

Seguono il governatore del New Jersey Chris Christie, al 9,5%, e il senatore del Kentucky Rand Paul, all’8,1%. Se la scelta viene limitata a tre candidati (su 16), Bush, Trump e il senatore della Florida, Marco Rubio, il vantaggio per Bush è netto: 42%, a fronte del 28,4% di Trump e del 20% di Rubio.

Invece, un sondaggio di UsaToday, parallelo al sospetto “incidente” del tweet con soldati e simboli nazisti, subito addossato alla disattenzione di una giovane collaboratrice, colloca Trump al 17% dei consensi davanti a Bush al 14%.

Nessun altro è in doppia cifra: il governatore del Wisconsin Scott Walker all’8%, il senatore del Texas Ted Cruz al 6% e Marco Rubio al 5% si staccano dal gruppone.

Nessun osservatore crede davvero che Trump possa ottenere la nomination, ma di lui si parla ovunque, soprattutto per criticarlo: battibecca col magnate australiano dei media Rupert Murdoch, hacker avrebbero nel mirino le sue carte di credito, Miss Usa ne contesta affermazioni razziste, il presidente Barack Obama e Hillary Clinton lo attaccano per le posizioni sugli immigrati e pure Jeb Bush e altri candidati repubblicani prendono le distanze da lui sull’immigrazione.

Ma “Donald il rosso”, solo per via del colore dei capelli, fa il monello e, indispettito dalla critiche di uno dei rivali meno considerati, il senatore Lindsey Graham, ne rende noto il numero di cellulare: “chiamatelo”, suggerisce ai suoi fan.



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