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Ecco chi guida la crescita del mercato discografico

Osservando pochi giorni fa i dati di mercato, rilasciati da Deloitte per FIMI, che mostrano un trend positivo, vale la pena di analizzare nel dettaglio ciò che accade nel segmento della classica e del jazz.

Considerati negli ultimi anni settori di nicchia in sofferenza, in un mercato già in difficoltà sul mainstream, la classica e il jazz hanno mostrato invece un certa vivacità anche legata all’aumento dell’offerta e delle opzioni digitali. Nel primo semestre del 2015 il segmento è cresciuto complessivamente del 19%, una percentuale molto rilevante.

Per esempio Universal Music, la multinazionale del gruppo Vivendi, ha recentemente comunicato che negli ultimi cinque anni il personale della divisione classica e jazz è rimasto praticamente intatto e tuttora l’azienda, in Italia, vanta una struttura marketing dedicata a questo repertorio di ampiezza rilevante.

Negli ultimi quindici anni la divisione, che conta marchi come DG, Decca, Archiv, ecc. ha dato il via a una serie di produzioni nazionali, che ormai ha superato il centinaio e si è stabilizzata in oltre quindici l’anno, garantendo visibilità internazionale a tantissimi giovani concertisti italiani e producendo l’incisione classica di maggior successo in Italia dell’ultimo decennio (Gershwin – Rhapsody, con Stefano Bollani e Riccardo Chailly)

Nel 2014 è stato lanciato il marchio Verve Italy che prevede la pubblicazione del meglio del jazz contemporaneo italiano su questa etichetta e due anni fa è stata acquisita l’etichetta jazz Blue Note

Con una certa attenzione alla cultura musicale è stata avviata un’attività di ripubblicazione del patrimonio storico Universal, con la produzione di numerosi cofanetti antologici dedicati alle più grandi figure artistiche del gruppo. Questo ha permesso di rimettere in catalogo incisioni spesso non disponibili da decenni, con grande apprezzamento di pubblico e critica, oltreché degli artisti stessi e dei loro eredi.

Tutto questo ha consentito, a latere di una costante crescita delle vendite digitali in doppia cifra, un mantenimento dei livelli di vendita del prodotto fisico, con exploit di rilievo quali la crescita di oltre il 20% di tre anni fa nel repertorio classico. L’ultimo segnale è la messa a disposizione, tutti insieme, di oltre duemila titoli tra cd e dvd del catalogo classico e jazz che erano stati decatalogati negli anni, segno di una indiscussa vitalità del settore.

Gli investimenti in una nicchia di mercato come la classica garantiscono sicuramente un ritorno, non solo dal punto di vista economico, i consumatori infatti sono in media di livello culturale e capacità di spesa elevata, ma anche sul piano della salvaguardia del patrimonio e dell’eredità culturale di molti compositori italiani che hanno fatto la storia della musica.

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