La proroga di un altro anno dell’embargo russo non fa dormire sonni tranquilli all’agricoltura italiana, a partire dall’ortofrutta. Se a ciò si aggiungono i segnali di una stagione non proprio rassicurante per alcune produzioni, ecco che si comprendono meglio i motivi dell’allarme suonato da più parti. Dal mondo cooperativo fino a quello privato, da settimane è un susseguirsi di appelli al governo italiano e alle istituzioni europee affinché intervengano con risorse a favore di un settore già duramente colpito dalla crisi dei prezzi del 2014 alla quale si è aggiunta la decisione di chiudere i mercati da parte di Vladimir Putin. In occasione del Consiglio Agricolo dell’Unione europea, in programma lunedì 13 luglio a Bruxelles, sono diverse le voci alzate per accendere i riflettori su questo tema.
LO STATO DELL’ARTE
Rielaborando i dati del SDA Foreign Agricoltur Service, il portale specializzato nell’ortofrutta FreshPlaza.it nei giorni scorsi ha offerto uno spaccato del mercato russo e di quali ripercussioni sta creando l’embargo ritorsivo di Putin. Innanzitutto, occorre ricordare che con 143 milioni di consumatori la Russia nel 2014 ha importato 2,4 milioni di ortaggi, piazzandosi come terzo Paese al mondo in questa classifica. Il mix di stop ai rapporti commerciali con certi Stati e crisi del rublo ha portato a un aumento interno dei prezzi. Prima che si chiudessero le porte ai prodotti di Stati Uniti, Canada, Ue e Australia, erano proprio i Paesi europei a fornire circa il 30% di ortaggi importati nell’ex impero sovietico (perlopiù cavoli, cipolle, carote, pomodori, peperoni, lattughe e melanzane). Privata della possibilità di attingere dai suoi tradizionali fornitori di ortofrutta, la Russia si è quindi rivolta ad altri mercati a partire da Turchia e Cina, che hanno visto aumentare il loro export verso Mosca del 20%, fino a Macedonia, Bielorussia e Israele. Tuttavia, tra ottobre e dicembre 2014 l’import russo di ortaggi è ugualmente calato del 12,3%.
IL GRIDO DELLE COOP
A far sentire direttamente la loro voce al commissario Ue all’Agricoltura, Philip Hogan, durante l’incontro del 30 giugno scorso (vedi foto), sono stati i vertici dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari, che con il presidente Giorgio Mercuri (Fedagri-Confcooperative) hanno espresso la forte preoccupazione per la proroga dell’embargo. “I grandi volumi esportati dagli Stati membri verso la Russia – si legge in una nota – rischiano di non trovare collocazioni alternative, a causa della deperibilità dei prodotti freschi che non consente di diversificare i mercati di esportazione”. Mercuri ha quindi chiesto una proroga delle misure di gestione straordinaria e di prevenzione delle crisi attivate l’anno scorso. Al riguardo, il presidente di Apo Conerpo, Davide Vernocchi, l’1 luglio scorso in conferenza stampa è stato ancora più netto: “Abbiamo chiesto che le risorse messe a disposizione per l’embargo russo vengano stanziate in via preventiva per la frutta estiva – ha detto -. Noi produttori siamo i primi a non volerle utilizzare nel caso non servano, l’anno scorso nel bilancio comunitario sono rimasti inutilizzati 80 milioni di euro perché gli operatori hanno trovato soluzioni più remunerative sul mercato. Ma se questo non dovesse accadere, serve essere già pronti per dare una risposta, e non arrivare tardi come nel 2014, quando furono quando sono stati stanziati 30 milioni per il settore ortofrutticolo utilizzati poi in minima parte perché concessi a stagione estiva sostanzialmente finita”.
LA VOCE DI PRIVATI E ASSOCIAZIONI
Si è unito al coro anche Marco Salvi, presidente di Fruitimpese e rappresentante dell’imprenditoria ortofrutticola privata; dalle colonne di FreshPlaza.it, ha risposto al viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, convito che dopo l’annuncio di Mosca di prolungare l’embargo, la stima di contrazione dell’export 2015 non sarà drammatica. “Non so a quali prodotti in particolare facesse riferimento il viceministro ma la posizione che si sta diffondendo in Italia e in Europa rispetto al veto russo, a mio avviso è molto pericolosa – ha sottolineato -. Ci si sta abituando all’idea, mentre meglio sarebbe ripetere a gran voce che per il settore ortofrutticolo questo mercato era decisamente importante e che stiamo affrontando una vera emergenza. Se non riusciamo a riaprire il tavolo delle trattative, sarà necessaria l’introduzione delle misure Ue a difesa del settore da subito”.
Alle richieste del mondo coop e di quello privato si sono aggiunte negli ultimi giorni anche quelle di Italia Ortofrutta – Unione Nazionale, che riunisce le Organizzazioni di Produttori (OP), e di Agrinsieme, il coordinamento delle associazioni di categoria Cia, Confagricoltura, Copagri e Aci. Dal canto suo, Coldiretti aveva già rilevato all’indomani della notizia della proroga dell’embargo come questa misura finirà per dimezzare l’export di prodotti agroalimentari italiani con un danno stimato in 20 milioni di euro al mese.