Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Eni, Cdp, Fsi. Tutte le ultime novità

Saranno gli attuali vertici di Fsi (il Fondo strategico italiano della Cdp) a fare gli onori di casa a Milano nelle prossime settimane ai fondi sovrani? La domanda non è troppo banale, visto che il ribaltone al vertice della Cassa depositi e prestiti potrebbe presto abbattersi anche sulla controllata Fsi, la holding di partecipazioni creata con un legge del 2011 e posseduta da Cassa depositi e prestiti con circa l’80%.

IL MEETING MILANESE

A Milano, il 29-30 settembre e il primo ottobre, è in programma infatti l’incontro degli investitori di Stato, con la regia di Fsi. Primi due giorni a porte chiuse, terzo all’Expo, dove sono attesi il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che è stato piuttosto silente rispetto al forcing renziano sui vertici della Cassa, come hanno certificato le parole del super consigliere renziano, Andrea Guerra, in un recente incontro organizzato dalla Fondazione del Corriere della Sera.

I SOMMOVIMENTI TRA CDP E FSI

Il presidente di Cdp, Franco Bassanini, si è dimesso per lasciare il posto a Claudio Costamagna. Mentre l’ad della Cassa, Giovanni Gorno Tempini, ha in corso una trattativa con l’azionista Tesoro per valutare come e quando mollare la carica con circa un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale. Ma l’uscita di scena del banchiere Gorno Tempini, al quale subentrerà un altro banchiere, il capo azienda di Bnl-Bnp Paribas, Fabio Gallia (nella foto con il renziano Marco Carrai, qui tutte le altre foto di Pizzi), avrà strascichi anche e soprattutto nel Fondo strategico italiano (Fsi) controllato dalla Cassa che acquisisce quote principalmente di minoranza in imprese di “rilevante interesse nazionale” che siano in equilibrio economico-finanziario e abbiano adeguate prospettive di redditività e significative prospettive di sviluppo.

Attualmente presidente e ad di Fsi sono rispettivamente Gorno Tempini e Maurizio Tamagnini, giunto al vertice del Fondo proprio con la gestione della Cassa di Gorno Tempini. Ma visto che – come ha detto chiaramente il renzianissimo Guerra – il governo punta a una gestione di Cdp più incisiva e pro attiva, questo auspicio sarà realizzato ben presto pure nel Fondo strategico. Per questo si vocifera, come scritto oggi dal sito Dagospia, che Tamagnini sarebbe con le valigie in mano.

COSA HA FATTO IL FONDO STRATEGICO

In poco più di tre anni di attività, Fsi ha stretto una serie di accordi anche azionari con fondi sovrani esteri. Ecco la una recente ricognizione di Alessandra Puato sul Corriere Economia di lunedì scorso:

“Se l’Italia è «finalmente nel radar degli investitori istituzionali esteri», se ha «catturato l’attenzione dei fondi sovrani», come dice il Rapporto Sil-Bocconi che pubblichiamo a pagina 2, un motivo c’è ed è, oggettivamente, il traino del Fondo strategico italiano. È con Fsi, all’80% della Cassa depositi e prestiti (il resto è di Banca d’Italia, che giovedì 25 ha annunciato il recesso al 7% in completamento dell’operazione Generali) e guidato da Maurizio Tamagnini, che si sono consolidati i rapporti dei fondi sovrani negli ultimi tre anni: Kuwait, Qatar, Russia, Cina, Corea. E sono attesi altri accordi, secondo fonti, con Asia e Africa. In totale i fondi sovrani, attraverso Fsi, hanno dirottato sull’Italia finora tre miliardi di euro. Kia del Kuwait, il più capillare, ha impegnato 500 milioni in Fsi Investimenti che è dentro sette aziende: 352 versati, ne restano 148. Qia del Qatar, il più munifico, ne ha destinati 500 alla joint venture Iq Miic entrata in Cremonini e può arrivare a un miliardo: versati 150, ne rimangono 850. Il russo Rdif ha un accordo per dare 500 milioni, come l’authority cinese Cic e la coreana Kic. Soldi ancora da utilizzare”. 

CHE SUCCEDE TRA ENI E SAIPEM, CON ZINGALES E NON SOLO

Il Fondo strategico italiano, tra l’altro, era il candidato naturale – secondo diversi analisti – a rilevare una parte della Saipem che Eni medita di dismettere quando le condizioni di mercato lo consentiranno. Intanto oggi dal cda del Cane a sei zampe si è dimesso l’economista Luigi Zingales, consigliere indipendente. La nota stampa del gruppo capeggiato da Claudio Descalzi riporta la lettera che Zingales ha inviato al consiglio d’amministrazione e al presidente del collegio sindacale Eni: “Cari colleghi, Con la presente vi comunico le mie irrevocabili dimissioni da consigliere di amministrazione di Eni spa, effettive dal ricevimento della presente lettera, per non riconciliabili differenze di opinione sul ruolo del consiglio nella gestione della società. Vi sarei grato se poteste chiedere alla struttura Eni di assolvere le comunicazioni di rito nel caso di dimissioni di un consigliere e inviare un comunicato stampa con la notizia e le motivazioni di cui sopra”. Zingales, come ricostruito da Repubblica, da tempo aveva divergenze con i vertici di Cdp; divergenze su alcune delibere per investimenti in Africa e pare acuite per l’arrivo in Eni come senior Vice President dell’Eni di Lapo Pistelli, viceministro degli Esteri nei governi Letta e Renzi, che guiderà l’unità di Stakeholder Relations for Business Development Support, a supporto del business di Eni in relazione alle attività internazionali, come comunicato il primo luglio da Eni.

RUMORS SOVRANI E AZIONI DI GUERRA

Tornando a Cdp e al Fondo strategico italiano (Fsi) a nei giorni scorsi, proprio da ambienti vicini ai fondi sovrani sono arrivatI ad alcune email di finanzieri italiani interrogativi e stupori per i sommovimenti ai vertici di Cdp su impulso del governo. Fra i più desiderosi di comprendere le reali ragioni del ribaltone – con un’implicita sorpresa – sarebbero stati in particolare ambienti vicini al fondo sovrano del Kuwait.

Ma a rassicurare questi bollori si sarebbe mosso proprio Guerra. D’altronde l’ex ad di Luxottica risulta membro del comitato strategico di Fsi, ora in subbuglio come la Cdp.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter