Noi europei siamo incartati sulla Grecia, tra applausi e fischi a Tspiras, ma il mondo sta già accelerando in almeno due direzioni diverse ed in questi giorni lo sprint determinerà i prossimi decenni di sviluppo globale. Siamo come Polifemo, ciechi e monchi.
Ci sono 17 trilioni di ragioni perché la riunione congiunta dei Brics di questi giorni ad Ufa in Russia diventi un grande evento che modificherà il futuro globale. Non lo dico io, lo scriveva Bloomberg solo due giorni orsono.
In quell’incontro verrà dato il via libera e si rafforzeranno anche le intese con Pakistan, Turchia e altri Paesi in crescita, ma anche si prenderanno decisioni fondamentali per la Banca Brics e una comune alleanza di difesa.
L’Europa intanto discute sul rientro del debito greco e appare sempre più irrealistica la sua posizione nel contesto geologico mondiale. Ancor più se consideriamo che proprio in questi giorni gli stessi Usa stanno concludendo i propri accordi per implementare il loro Trattato commerciale con i Paesi del Pacifico, mentre non ci sono ancora passi avanti sul Trattato con l’Europa.
A Bruxelles si ironizza o si esaltano invece le doti oratorie di Tsipras. Qui sta tutta la inconsistenza tra nazioni e Paesi che guardano al futuro dello sviluppo globale e vogliono esserne protagonisti e la povera Europa rimasta senza leadership e senza idee per il proprio ruolo e destino futuro.
Aggiungo che nella discussione sulla Grecia e sui suoi conti e la sua possibile uscita dall’euro, oltre alle perdite di centinaia di miliardi di euro che già i piccoli risparmiatori europei hanno subito in queste tre settimane, non si tiene in nessuna considerazione i rischi geopolitici di una simile situazione.
Certo che i Paesi baltici dettino la linea è una bella cartina di tornasole del momento europeo, ma che nessun supposto leader del sud e centro Europa abbia il coraggio di dire con forza che non possiamo perdere la Grecia e che perdere la Grecia significherà regalarla alla Russia, questo è sconcertante.
Di per sé non ci sarebbe nulla di male, la Russia avrebbe uno sbocco indiretto sul Mediterraneo, tuttavia quello che non sfugge a Washington e pare censurato dall’inconsistenza dei tavolini europei è il semplice fatto che tutti i gasdotti di approvvigionamento energetico alternativi alla Russia passano o attraverseranno Turchia e Grecia e, dunque, l’uscita della Grecia e la sua ‘amicizia’ con la Russia costerebbe moltissime centinaia e migliaia di miliardi al contribuente europeo, oltreché la parziale indipendenza energetica del continente.
Non ho mai nascosto che mi stia più simpatico Erdogan di Hollande o Putin della Merkel, tuttavia una tale inconsistente e maldestra situazione nessuno poteva attendersela dai cosiddetti leader europei e nemmeno dai loro ministri economici che non vogliono o non sanno considerare quanto i sacrifici ragionevoli di oggi, porteranno benefici centuplicati domani.
Non pensiamo che Washington ami disinteressatamente l’Europa, riconosciamo su questo uno sguardo più attento alla realtà da parte di Obama rispetto alla miopia dominante nelle capitali europee.
Lo scenario che si aprirà questo fine settimana, sarà decisivo per i prossimi decenni. Il consolidamento dei Brics e dei loro alleati (oggi alcuni quotidiani Usa si chiedono con preoccupazione come la scelta di paesi sud americani di prendere a riferimento la moneta cinese, invece del dollaro, potrà incidere sugli scenari futuri), la evoluzione ed implementazione del Trattato dei Paesi del Pacifico, la crisi greca e la UE.
Ciò che manca a noi europei non sono le idee, talvolta estemporanee sui debiti passati, siamo a corto di slancio verso il futuro. Stiamo bruciando i ponti alle nostre spalle e nello stesso tempo accorciamo i confini dell’isola in cui ci troviamo a vivere, naufraghi di noi stessi e senza nessuno che possa raccogliere il nostro messaggio affidato alla bottiglia nel mar mediterraneo: aiuto salavateci, ci stiamo suicidando!