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I punti dolenti di convergenza tra Italia e Grecia

Sono e rimango dell’idea che la Grecia debba essere lasciata andare, ma pare che alla fine, chi continua a fare brutta figura è questo governo ellenico e la Croce rossa dell’Eurogruppo abbia deciso di sostenerlo facendogliela però pagare perché il pseudo accordo che si va profilando è nei numeri e nelle modalità molto più rigido di quello che era stato offerto già da marzo all’Ellade da allora alla canna del gas.

E’ tutto spettacolarizzato e sembra di essere in una telenovela internazionale. Mi ha fatto ribrezzo il profilo trasmesso da molte Tv italiane tracciato sulle dimissioni di tal Yanis Varoufakis, economista e politico greco naturalizzato australiano, professore di teoria (appunto) economica all’università di Atene e Ministro delle Finanze della Repubblica Ellenica nel Governo Tsipras.

Spavaldo e snob populista, deambulava scravattato sulla moto da un ministero all’altro, da una parte all’altra dell’Europa, spingendo insopportabilmente l’acceleratore sulla sua arroganza in un crescendo, poiché già da marzo aveva evocato la possibilità di un referendum greco sull’euro, facendo infuriare molte personalità in Europa e nella stessa Grecia e raccontando insieme al presidente del Consiglio al popolo che ”l’Eurogruppo avendo rifiutato tutte le riforme proposte dalla Grecia, voleva massacrarla”.

Poi le vicende le conosciamo e faticosamente sono ripresi i negoziati con la Troika. Sì la Troika e non la ex Troika. Perché qui chi conta sono il FMI, la BCE, la Ue. Tutta L’Europa, è irritata dal “troppo tempo perso” nel negoziato sulle riforme greche, e non è giustamente disponibile a credere alle promesse mancate della Grecia e che non ci sarà alcun pagamento prima che ci sia “un accordo generale e nero su bianco” sulle riforme e “ne sia cominciata la messa in atto”.

E con lo snob Varoufakis che ha sempre sostenuto che “erano stati molto rapidi a rispondere alle circostanze che avevano ereditato”, il dialogo tra autorità greche e tecnici della Troika, l’unico tavolo che conta per l’Eurogruppo, è stato fermo per volere dell’esecutivo Tsipras che ha privilegiato invece il canale più politico, e Varoufakis non è mai arretrato dalle sue posizioni: “La Troika intesa come un gruppo che arriva nei ministeri ed impone politica che hanno fallito è finita”, gridava beffardo.

Ma l’Eurogruppo ha ribadito che solo i tecnici sono in grado di valutare i dati di bilancio e le riforme di cui ha bisogno il Paese e comprensibilmente la Ue, in ogni caso, è disponibile ad andare incontro alla Grecia, e chiede in cambio impegni precisi e un accordo dettagliato sull’intero pacchetto di riforme. L’abbandono di Varoufakis ha fatto ripartire la trattative e passato la patata bollente direttamente a Tsipras. Così la BCE, ha confermato la liquidità (Ela) per le banche greche, bloccandola a 89 miliardi di euro, a fronte però di maggiori garanzie. Di fatto è stato congelato il 27% di tutti i depositi delle banche greche, con il rischio che ovviamente possano essere i correntisti a farne le spese mentre gli sportelli e le banche greche resteranno comunque chiuse, tenendo conto anche di ciò che pensano gli altri 18 Paesi dell’Eurogruppo. Anche questa è democrazia.

Certo a chi flirta demenzialmente con la prova di democrazia greca referendaria voglio ricordare che non è pensabile che 10 milioni di cittadini possano tenerne in scacco altri 312milioni. E comunque le riforme non basta farle e in fretta e magari malamente come stiamo subendo noi in Italia con la riforma della Scuola, del Senato, della legge elettorale, del lavoro accerchiato da uno spasimante, altro professorino, che punta gagliardo a sedere sullo scranno del Ministero del Lavoro dall’INPS arrogandosi la paternità di una riforma del sistema del welfare che, appunto, è molto teorica, e fa acqua da tutte le parti. Anche noi abbiamo le nostre pene, ma a differenza di altri abbiamo imparato a non tacer, lucidamente cercando alleati.



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