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Il sirtaki delle Borse a suon di Tsipras

L’apparente comparsa di crepe nello schieramento greco restituisce un po’ ottimismo ai mercati.

L’Europa ieri ha aperto in marginale recupero con un clima tranquillo. I PMI manifatturieri di giugno sono stati sostanzialmente confermati, con la periferia in leggero calo, compensata dalla revisione al rialzo del dato francese.

Al buon mood ha contribuito il circolare di sondaggi che davano il fronte del Si in ripresa rispetto al week end, anche se non ancora in vantaggio.

Alle  11.00, shock. Il Financial Times ha riportato una lettera di Tsipras di ieri sera all’Eurogruppo nella quale, secondo il giornalista, si accettava il grosso delle richieste EU, chiedendo solo marginali modifiche. La sensazione che Tsipras stesse capitolando ha spedito l’azionario su del 2% nello spazio di minuti, mentre lo spread è sceso a 138.

Successivamente, la comparsa sui principali media della lettera incriminata ha indotto a correggere il tiro: questa conteneva alcune concessioni, ma sui punti nevralgici come le pensioni rimandava il problema. Il sentiment però ha sostanzialmente tenuto, grazie anche all’annuncio di una comparsa in TV del Premier greco, sulla quale sono girate ogni ordine di indiscrezioni (dimissioni?, cambio di orientamento sul Referendum?, abolizione dello stesso?).
La reazione tiepida dell’EU, con la dichiarazione da varie fonti che gli sforzi non erano sufficienti e la Merkel a ribadire che le negoziazioni sono rimandate al post Referendum non ha sorpreso nessuno.

Andato in onda nel tardo pomeriggio, Tsipras ha ribadito concetti noti:
** Il Referendum permetterà migliore posizione negoziale
** Pensioni e risparmi sono al sicuro
** L’EU è passata da ricattare il governo  a ricattare i cittadini greci
** Dite di no ai memorandum e di si ad una soluzione duratura, etc etc.

Nella sostanza ha cercato di rafforzare il concetto che il NO non implica l’uscita dall’€, e trasformare il referendum in una scelta del popolo greco tra lui e i tedeschi.

La percezione che Syriza non arretrava ha causato un temporaneo storno dell’azionario e una presa di beneficio un po’ più convinta sul BTP. Se l’Eurostoxx ha chiuso comunque in guadagno del 2,1%, lo spread è risalito a 145, peraltro sempre in calo di 8 bp da ieri. Debole l’€, come recentemente quando c’è risk appetite.

L’impressione personale è che la reazione del mercato sia dovuta alla percezione che Tsipras sta perdendo terreno su più fronti.

** Da ieri circolano indiscrezioni sulla fronda all’interno del suo partito, guidata dal vice premier Dragasakis. Il tentativo di riaprire il tavolo delle trattative sembra una conferma delle pressioni interne, anche se potrebbe costituire un mero tentativo di ributtare la palla nel campo EU.

** I sondaggi: pre referendum, era chiaramente in vantaggio la fazione che voleva la permanenza in EU e l’accettazione dell’austerity. Ma la formulazione della domanda e il carisma di Tsipras avevano ribaltato le sorti e i primi sondaggi davano la maggioranza ai no. La chiusura degli sportelli bancari e i controlli di capitali, con tutte le conseguenze per la popolazione, sembrano riportare il favore verso il Si (sebbene saranno le ultime 48 ore a contare veramente). Alcuni sondaggi privati vedono già il Si in marginale vantaggio.

** La comparsa di Tsipras oggi in TV, non programmata, personalmente mi pare una conferma di questo trend. Il messaggio è forte ma presenta elementi contraddittori e attaccabili: si dice che bisogna votare “contro i memorandum” ma si continua a fare proposte all’EU. Si dichiara che “pensioni e risparmi sono al sicuro”, una tesi ardita, visto che non possono essere prelevati, e facilmente smontabile dall’opposizione.

L’atteggiamento tedesco sembra, a torto o a ragione, condividere questa view. Il rifiuto di negoziare prima della consultazione elettorale mira ottenere, insieme con la vittoria del “SI”, un nuovo interlocutore (un governo tecnico o di unità nazionale), più affidabile. Una scelta rischiosa, le cui potenzialità sembrano però in crescita, sebbene bisognerà valutare gli effetti del discorso odierno.

Per questo motivo non credo che l’ECB, nonostante il default dell’IMF, toglierà l’ELA, ne l’EFSF chiederà i rimborsi accelerati sulla base del cross default. A mio parere lasceranno ai cittadini il tempo di decidere nelle – tremende – condizioni attuali, senza calcare ulteriormente la mano.



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