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Immigrazione, elogio della Guardia Costiera

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Tra le onde del Mediterraneo, le polemiche sui profughi non hanno senso. I militari della Guardia Costiera italiana lo sanno bene. Uomini e donne di mare, ogni giorno mettono a rischio la propria sicurezza per salvare altre vite umane. Sono schierati in prima linea, a miglia di distanza dalle nostre coste. Impegnati a soccorrere i migranti che scappano da guerre e carestie, spesso vittime di disastrosi naufragi. Mentre i Paesi europei scaricano le loro responsabilità, la Guardia Costiera rende onore al proprio giuramento. Mentre i nostri governi trattano il dramma dei profughi in termini di costi e risparmi economici, i marinai della Capitaneria di Porto ci ricordano che questi disperati sono soprattutto nomi, volti e storie.

Nell’Europa dei nazionalismi e del populismo, spicca l’impegno della Guardia Costiera. In Ungheria c’è chi alza muri per chiudere le frontiere, più vicino qualcuno propone di abbattere con le ruspe i campi rom. Da Treviso a Roma, alcuni leader politici continuano a soffiare sul fuoco della protesta per conquistare qualche voto in più. Per fortuna non c’è solo intolleranza. In questi anni di emergenza, la Guardia Costiera ha salvato decine di migliaia di migranti. I populisti parlano di sbarchi, di invasione. Non c’è nulla di più sbagliato. I nostri militari raggiungono le carrette del mare lontano dalle nostre coste. Si spingono al largo, spesso a decine di miglia dalla terraferma. Ben oltre le acque territoriali italiane. Sono responsabili di un’area di ricerca e salvataggio che supera i 500mila chilometri quadrati. Un quinto dell’intero Mar Mediterraneo. Soccorrono gommoni, vecchie imbarcazioni, pescherecci che galleggiano per miracolo, quasi sempre stipati con centinaia di disperati. E quando riescono, li salvano. La provenienza fa poca differenza. Somali, etiopi, nigeriani, più recentemente siriani. I militari della Guardia Costiera li tirano a bordo senza polemiche, né retropensieri. Perché questo è il loro dovere. Con l’operazione Mare Nostrum hanno realizzato la più importante operazione di salvataggio della Marina italiana. Dovremmo andarne tutti orgogliosi.

Sono 11mila uomini e donne in divisa. Non sono tanti. Spesso sotto organico, operano in turni di lavoro massacranti. E ogni volta che salvano una vita ci dimostrano che di fronte a una simile tragedia anche una sola persona può fare la differenza. Rischiano la pelle tra le onde del Mediterraneo. Ma non solo. A Roma, la Centrale Operativa della Guardia Costiera coordina quotidianamente decine di operazioni di soccorso. Un esempio? Solo lo scorso mercoledì, grazie all’impegno dei nostri militari, sono stati salvati circa 2.700 migranti. Quasi tremila vite in poche ore. In questi giorni gruppi politici estremisti e populisti hanno strumentalizzato il disagio di alcuni cittadini italiani contro poche decine di profughi. Una speculazione che ha finito per incendiare le periferie di Roma e Treviso. Nel frattempo la Capitaneria di porto continua il suo lavoro. Protegge le nostre coste e salva le vittime del mare. E lo fa da un secolo e mezzo. Proprio oggi ricorre l’anniversario della nascita del Corpo. Era il 20 luglio 1865 quando re Vittorio Emanuele II firmò il decreto istitutivo, su proposta del ministro della Marina. Centocinquanta anni dopo, da italiani, dovremmo ringraziarli con lo stesso orgoglio.

Milena Santerini
deputata del gruppo Per l’Italia-Centro democratico.
Al Consiglio d’Europa, presidente dell’Assemblea Parlamentare contro l’intolleranza e il razzismo.

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