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Investimenti, il nuovo mantra in Europa. Parola del Lussemburgo

Investire, investire, investire. E’ il mantra delle cancellerie europee. Lo è anche di quella lussemburghese, che ha appena avviato il suo semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea prendendo il testimone dalla Lettonia e chiudendo il cosiddetto Trio avviato dall’Italia.

Non potrebbe essere altrimenti, con il presidente (lussemburghese) della Commissione, Jean-Claude Juncker, che sul rilancio degli investimenti si sta giocando al tavolo europeo le sue migliori carte. Sul tasto della necessità di aumentare gli investimenti produttivi, ha battuto non a caso l’ambasciatrice in Italia del Gran Ducato, Janine Finck, ospite di un seminario organizzato lunedì’ scorso dalla FeBAF, la Federazione Banche Assicurazioni e Finanza presieduta da Luigi Abete.

Mantenere stabilità finanziaria e prudenza di bilancio, aumentare la competitività globale attraverso riforme strutturali. Ma anche imprimere una forte spinta alla crescita attraverso investimenti produttivi. Sono tre priorità economiche del semestre presentate da m.me Finck, che ha ripercorso le posizioni lussemburghesi emerse all’ultimo Ecofin.

In realtà sono diversi i dossier economici e finanziari che saranno nell’agenda della presidenza nel secondo semestre del 2015. Alcuni di questi vedranno dispiegare i lori effetti solo nei prossimi anni, ma ciò non è un buon motivo per non cominciare o proseguire bene i loro iter normativi. In cima alla lista, l’Unione dei Mercati dei Capitali (CMU), che diversificando le fonti di finanziamento è destinata a rilanciare l’economia e rendere il settore finanziario meno vulnerabile ai rischi, e il pacchetto investimenti da 315 miliardi, noto appunto come Piano Juncker, sul quale è giunto da poco il disco verde di Strasburgo in attesa della composizione degli organi di gestione.

Il Lussemburgo, che valuta positivamente l’approccio “a due tempi” del report dei 5 presidenti sull’Unione Monetaria, si impegnerà inoltre per negoziazioni costruttive con l’Europarlamento sulla cosiddetta riforma strutturale del settore bancario (Bank Structural reform, BSR) e per una verifica della cooperazione rafforzata sulla Financial Transaction Tax (meglio nota come Tobin Tax europea, e non troppo gradita a molti Stati) in seno al Consiglio, così da assicurare una discussione trasparente tra tutti gli Stati membri.

Il Gran Ducato riserverà attenzione anche ai temi della tassazione sulle imprese, sulla quale è attivo un Action Plan della Commissione, e su quello delle imposte indirette, per arginare le frodi sull’Iva. Insomma, di carne al fuoco ce n’è tanta, in questa Europa alla prese con le crisi che non mancano. Da quella sulla gestione dei rifugiati, a quella greca con i faticosi e temporanei compromessi delle ultime settimane. Obiettivo condiviso dovrebbe essere di non aggiungerne un’altra, che è quella – sullo sfondo – dei rapporti tra Istituzioni e cittadini, con le prime che rischiano di essere avvertite sempre più lontane.

Di questa preoccupazione si è fatto interprete Pier Virgilio Dastoli, presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo, intervenuto alla presentazione. Per Dastoli, la presidenza lussemburghese potrebbe giocare un ruolo di accelerazione del dibattito sul futuro dell’Europa e dell’Eurozona. Ad introdurre e chiudere i lavori, Paolo Garonna, segretario generale FeBAF, che ha dato appuntamento al prossimo semestre. Sì, perché con la Lettonia la FeBAF ha avviato un ciclo di presentazioni con gli ambasciatori dei Paesi presidenti di turno.

A ricevere l’invito del gennaio 2016, per discutere di agenda europea e mercati economici e finanziari, l’ambasciata dei Paesi Bassi. Neanche a farlo apposta, la lettera sarà recapitata nella sede di Via Mercati.

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