Esistono ancora destra e sinistra? Comunisti e fascisti? Socialisti e liberali? Democristiani? No, non esistono più: anzi forse esistono solo nella testa di qualcuno come “categoria” polemica di scontro, quando le argomentazioni finiscono.
Possiamo anche generalizzare; nelle democrazie occidentali, con il crollo del muro di Berlino, è andata via l’altra metà del cielo delle ideologie. Quelle rimaste si sono rattoppate, hanno fatto finta di esistere, hanno cercato riparo in alcuni gruppi di nostalgici; ma sono state spazzate via dal voto, ma anche dal non voto; il qualunquismo non è stato più considerato pericoloso. Il pericolo comunista svanito, di tutto il resto si può discutere o non discutere, “laissez faire” (anche se lascia fare- lascia fare, trovò la moglie incinta). Ha vinto il pragmatismo; la politica è la soluzione dei problemi emergenti di volta in volta, con chi ci sta; le soluzioni possono essere diverse, ma assolutamente non toccano il sistema: liberal-democratico-capitalista- mondialista. Il dirigente politico non dirige; è diretto dai sondaggi e dalle congiunture; non ha visione, ha solo vista e talvolta, purtroppo, neanche quella.
Si divide dagli altri sul potere e sulle scelte congiunturali, chiamando “grandi riforme” solo leggi e regolamenti, capaci di garantire il tran-tran del momento; e spesso queste divisioni cessano al minimo stormir di fronde. Il patto del Nazareno in Italia; Hollande che viene eletto in Francia contro madame la Finance europea e dopo tre mesi è a braccetto con la Signora, che ha cambiato cavaliere (Sarkozy è stato riconsegnato alla legittima Carlà); la Merkel che in Germania non ha vinto le elezioni e quindi si è dovuta alleare ai suoi oppositori socialdemocratici; Cameron che ha vinto le elezioni su laburisti ormai quasi indistinguibili dai conservatori e che indice referendum sull’Europa, in accordo con i laburisti; Obama che si dichiara l’erede di Reagan e Nixon; Putin tutto liberal nazionalista; i rivoluzionari gauscisti brasiliani, subito vendutisi alla grande e storica borghesia del Paese; i dittatori militari o borghesi; e poi i nazionalismi e regionalismi, quasi tribali, dilaganti in tutto il mondo; insomma famiglie di idee e ideologie spazzate via. Per non dire di religioni vendute per ideologie socio-politiche, ora più che mai attuali e tragiche.
Al governo del mondo c’è il pragmatismo con gli uomini o donne del momento, che sono stati capaci di occupare il potere, grazie a trucchi, congiunture, fati, empatie, teocrazie, ma non ideali, visioni proposte storiche. In sostanza al governo di questo mondo c’è un “centro” borghese, che comprende tutti, pragmatisti e relitti di destra e sinistra e che vince e rivince, colorandosi in un modo o nell’altro (grandi differenze non si vedono).
La protesta, il non voto, l’insofferenza al “sistema”, sono considerati orpelli, palle al piede necessarie in democrazia; ma mai elevate a pari considerazione politica. Ecco forse qui il centro borghese di governo, da una parte o dall’altra che sia , si sbaglia. Per i numeri; i “movimentisti” (chiamiamoli così) cominciano a essere tanti e spesso tanti più di loro, contando la protesta di quelli che non vanno più a votare; e i “tanti” prima o poi contano (si vedano le recenti consultazioni spagnole).
Per il consenso : una volta i gruppuscoli erano considerati più che altro sognatori; ora i “movimentisti” parlano di cose concrete, di scelte e di riforme radicali, spesso anche opposte le une alle altre ; quindi riescono a trovare consenso tra la gente che non ne può più delle meline tra “centristi”, in un periodo difficilissimo che richiede misure radicali (quelle che una volta Riccardo Lombardi chiamava “riforme di struttura”). Per la novità: ci sono moltissimi giovani impegnati; ci sono bisognosi e arrabbiati ; ci sono dei resti di ideologizzati; ci sono degli orgogliosi campanilisti , regionalisti, localisti; ci sono movimenti e non partiti, con maggiore elasticità , minore impegno e quindi con una buona dose di qualunquismo, che oggi piace, nella sostanza (anche se non piace sentirselo dire).
Questo movimentismo contro i centri di Governo, comincia a contare soprattutto in un’Europa sbrandellata; e in un sistema in cui le burocrazie e le eurocrazie contano sempre più, con i governi centristi, cerchiobottisti (nel pieno della crisi greca, i capi dell’ambiente di Bruxelles decisero che il bestiame europeo emetteva troppi gas nocivi e quindi avrebbe dovuto smettere; il rimedio non è chiaro; l’abbattimento degli animali? Tappi? Dieta?).
In conclusione: non c’è più una destra e una sinistra, con ideali e progetti ; c’è in sostanza una forza borghese centrista , rappresentata una volta dagli uni, una volta dagli altri e, alla bisogna, da destra-sinistra assieme; e poi c’è un movimentismo di protesta che comincia prendere potere (anche amministrativo), che si fonda su proposte “eversive”, da un punto di vista centrista, pragmatiche e concrete. Ecco: il pensare che il movimentismo anticentrista sia neofascismo o neocomunismo o nazismo o razzismo, non è il massimo della comprensione della società attuale ; anzi : è proprio una stupidaggine.
Si sente la mancanza di idee, di ideologie, di visioni, di strategie nazionali e internazionali; di quella che una volta era chiamata Politica, con la pi maiuscola; e chissà che i movimentisti non arrivino a capirlo prima dei centristi.