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Luigi Spaventa, le lezioni del passato e un monito per il futuro

Contro gli opposti pessimismi raccoglie per la prima volta i saggi di Luigi Spaventa pubblicati tra il 2002 e il 2011. Un libro edito da Calstelvecchi che rappresenta una magnifica testimonianza e che dimostra, anche alla luce degli ultimi convulsi eventi delle ultime settimane in Europa, l’estrema attualità del pensiero di questo grande economista. Infatti, Spaventa è stato tra i primi ad individuare “la scintilla” che ha acceso la crisi e a mettere l’accento, nell’ambito dell’Unione monetaria, sull’accumulo di squilibri attribuibili a politiche di bilancio dissennate e a bolle patrimoniali, unitamente a falle vistose nel sistema di regolamentazione e di vigilanza della finanza, del credito e dei mercati in generale.

LE FOTO DI PIZZI DELLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SU SPAVENTA ALLA CONSOB 

Quelle falle – come ben sottolinea la bella introduzione del curatore della raccolta di saggi, Antonio Pedone, suo sodale culturale oltreché legato da profonda amicizia personale – si sono manifestate evidenziando un perimetro della regolazione del tutto inadeguato, che lasciava fuori soggetti importanti, nuovi prodotti finanziari e nuovi mercati, consentendo amplissime zone franche e un’accelerazione incontrollata dell’innovazione finanziaria. Sotto questa etichetta si sono giustificati e accettati comportamenti di ogni tipo in quel “Far West” di regole che era divenuto il settore finanziario dell’ultimo decennio prima del 2008.

La degenerazione dell’innovazione finanziaria è stata favorita, come documenta Spaventa, da errori (spesso interessati) delle agenzie di rating,il cui sospetto di connivenza non è stato mai del tutto cancellato, da diffuse carenze informative e dal coinvolgimento del sistema bancario nel “sistema finanziario ombra” (a riguardo si ricorda un’acuta e profonda analisi su Enciclopedia Treccani del luglio 2009), da alcuni anni e oggi più che mai  tema di grande attenzione.

Premonitore della crisi con gli acuti articoli “La fragile finanza che agita i mercati” e “Il rischio di credito: uscito dalla porta, rientrato dalla finestra” (pubblicati ad agosto 2007) su La Repubblica e sulla Voce.info, Luigi Spaventa si sofferma sugli strumenti sofisticati di finanza innovativa, portatori di “pericolose fragilità” e di potenziali gravi rischi a livello sistemico. Fino a ricercare “Come far piangere gli speculatori” (La Repubblica, maggio 2010), soffermandosi sull’importanza del “coraggio” da usare contro l’azzardo morale.

Accanto ai fondamenti teorici ed empirici delle sue idee, che gli derivavano dalla sua passione mai sopita di ricercatore e dalla rigorosità di accademico universitario, il grande economista espone con estrema chiarezza e salda metodologia le linee guida, i criteri e gli strumenti con cui si sarebbero dovute e potute affrontare le questioni cruciali di fronte alle quali si è trovata e si trova tuttora la politica economica italiana ed europea.

Le sue critiche pungenti permettono di maturare una migliore comprensione delle ragioni del declino non solo economico, ma anche sociale e culturale, che da decenni affligge il nostro Paese. Sempre accompagnate da proposte concrete e dalla continua ricerca di soluzioni praticabili, le analisi di Spaventa sono vitali per capire le trasformazioni profonde vissute dal capitalismo italiano nell’ultima parte dello scorso secolo e le principali sfide che dovremo affrontare nel prossimo futuro.

LE FOTO DI PIZZI DELLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SU SPAVENTA ALLA CONSOB 

Spaventa osservava che la politica economica non può ritirarsi in un sonno profondo, lasciando far tutto ai mercati ne’, all’altro estremo, pretendere di sostituirsi del tutto ad essi o concentrarsi sull’enunciazione roboante di qualche ricetta miracolosa. Sottolineava, pertanto, come occorre recuperare competitività e riguadagnare le quote perdute sui mercati di esportazione.

Ma affidarsi per intero al recupero dell’economia internazionale contando solo sulla ripresa mondiale significa “rassegnarsi a vivacchiare”. Un programma di chi vuole governare deve anzitutto dimostrare che “si può fare di meglio, con misure di rigore di bilancio ma anche di miglioramento della qualità dei servizi pubblici, riducendo sprechi e inefficienze, riducendo il grave fenomeno dell’evasione, insieme a misure dirette a contenere fenomeni di illegalità e di corruzione, che purtroppo tornano alla ribalta in questi giorni e che, come sottolineava Luigi Spaventa, sono “il prodotto di un ambiente intriso da una mucillagine pervasiva di comportamenti para-illegali” (articolo  di luglio 2010, La Repubblica), oltre che illegali, e in quanto tali dannosi per la crescita e la stabilità del sistema.

Un altro grande interesse di Spaventa e’ stato quello per i temi relativi agli assetti proprietari e al controllo societario, alla struttura finanziaria e alla scelta tra capitale di rischio, di debito e risorse interne nel finanziamento degli investimenti, alle forme di tutela degli investitori, al rapporto tra azionisti di maggioranza e di minoranza e manager gestori nell’appropriarsi dei “benefici privati del controllo”, al sistema di incentivi nella governance societaria (per il quale Luigi Spaventa, nel pungente articolo del 2002 su La Voce.info “Le mele marce della finanza”, evocava la progressiva distorsione a causa di un’ambizione sfrenata di imperialismo manageriale, che e’ stata poi uno dei principali fattori della crisi).

Il profondo interesse di Luigi Spaventa per tutti questi grandi temi, in un sistema economico capitalistico, della grande impresa societaria e dei suoi assetti proprietari e di controllo, è stato rafforzato e ha sicuramente tratto beneficio dalla sua esperienza quinquennale di presidenza della Consob (dal 1998 al 2003) . In un articolo del 2003 “Borse, subito nuove riforme in Europa”, Luigi Spaventa auspica che l’Europa colga l’occasione di un miglioramento della regolamentazione per prevenire e combattere i fenomeni di progetti di investimento e acquisizioni di manager tesi solo ad estendere il loro potere, utilizzando purtroppo una contabilità “aggressiva” o “creativa” o addirittura “fraudolenta”, onde esibire margini di profitto inesistenti e nascondere i rischi. Purtroppo l’auspicio e l’implicito monito  di Spaventa costituiscono ancora oggi materia di riflessione , come dimostrano i numerosi episodi che hanno contrassegnato questa prima parte del nuovo secolo.

Contro l’assetto opaco del nostro capitalismo l’economista si scaglia ancora una volta con l’articolo “Le relazioni pericolose” (La Repubblica) nel 2005 , sottolineando che “il problema non e’ quello degli imprenditori che si rifugiano nelle rendite, se ne esistono le occasioni. Sta piuttosto alla politica impedire che quelle occasioni si manifestino” e che i “nuovi soggetti operino privi di qualsiasi rete di protezione”.

Quanto al più vasto orizzonte europeo , nell’articolo “I custodi dell’euro” pubblicato su La Repubblica nel 2004 , Luigi Spaventa riprende il pensiero di Tommaso Padoa Schioppa che definisce l’Europa “un ordinamento in fieri”, confidando in un qualche ottimismo della volontà, come un qualcosa che si stia muovendo e sottolinea che non resta per la Banca Centrale Europea che “sperare nella lenta forza delle cose” o chiedersi “se l’astuzia della storia non prenderà alla fine le forme di una crisi che imponga cambiamenti drastici”. Una visione, quella di Luigi Spaventa, veramente lungimirante…

Attualissimo, poi, è il richiamo nell’articolo “La catena spezzata del credito” (La Repubblica di febbraio 2008) ad “un utopista” che, ispirandosi ad esperienze nazionali, proporrebbe l’istituzione di una bad bank” per ripulire i bilanci degli intermediari dalle attività illiquide connesse alla crisi dei mutui fondiari. Tema ripreso nel febbraio 2009 (su La Voce.Info “Indietro alla casella di partenza”: “ogni tanto si ha l’impressione che la bad bank venga ritenuta un espediente magico”. A fine 2010 (articolo di settembre, La Repubblica,”Partite correnti e squilibri eccessivi”), Luigi Spaventa scrive “L’euro sopravviverà”. Ma una mera sopravvivenza non e’ certamente una prospettiva allettante!

La struttura dell’unione monetaria si e’ rivelata fragile e soggetta a crisi: un suo rafforzamento richiede inevitabilmente un graduale sviluppo delle Istituzioni”. E commenta la “Dottrina Draghi per uscire dalla crisi” (La Repubblica, dicembre 2010), quella di una “trasformazione culturale per l’intero sistema bancario”.

E chiude sperando in un adeguato aumento di risorse per le politiche europeo, con l’ultimo articolo riportato nel prezioso libro di Antonio Pedone, perché “L’Europa va avanti solo per emergenze dell’ultimo minuto” (La Repubblica, 22 luglio 2011).

Sono solo alcuni esempi quelli finora ricordati che fanno capire in modo significativo come rileggere gli articoli del grande economista serva a comprendere le ragioni della crisi finanziaria tuttora in corso; cercando vie di uscita “per quel bisogno di ottimismo” (La Repubblica, aprile 2009) e sapendo che “per difendere i nostri interessi in Europa bisogna lavorare da europei: ossia, semplicemente, lavorare (“La linea Maginot”, La Repubblica, 1 marzo 2006). Un monito e una speranza che ci sentiamo di condividere!

Il libro di Antonio Pedone è stato presentato lo scorso 22 giugno presso l’Auditorium della Consob. L’incontro, organizzato dall’Istituto di Cultura Bancaria “Francesco Parrillo” e dall’Università Sapienza, è stato aperto da Giuseppe Vegas, Presidente della Consob. Sono intervenuti come Relatori: Valeria Sannucci, Membro del Direttorio e Vice Direttore Generale Banca d’Italia; Matteo Arpe, Presidente e A.D. Sator; Marcella Corsi, Professore Ordinario di Economia Politica, Dipartimento di Scienze Statistiche, Università Sapienza; Maria Cristina Marcuzzo, Professore Ordinario di Economia Politica, Dipartimento di Scienze Statistiche, Università Sapienza; Marcello Messori, Professore di Economia, LUISS Guido Carli; Stefano Micossi, D.G. Assonime; Giovanni Sabatini, D.G. ABI. Conclusioni del curatore del volume: Antonio Pedone, Socio corrispondente, Accademia dei Lincei. I lavori sono stati moderati da Mario Cataldo, Vice Presidente dell’Istituto di Cultura Bancaria “Francesco Parrillo”. All’incontro sono stati presenti, Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia e la signora Claire Spaventa.


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