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L’Unità è tornata in edicola. Bentornata Unità?

Possiamo dirci felici che lo storico giornale fondato da Antonio Gramsci sia tornato in edicola. Era stato un brutto colpo per molti fedeli lettori sapere del fallimento di questo importante pezzo della storia politica e dell’informazione italiana. La domanda che ho posto però vuole avere più di un senso. Sarà ovvio al lettore.

Prima di tutto, leggendo la nuova Unità sento che sicuramente è qualche cosa di diverso da ciò che era il giornale di Gramsci, anche rispetto alla linea editoriale di pochi anni fa. Un approccio nemmeno troppo velato di supporto esplicito all’azione del Governo. Resta un lecito dubbio, che può essere anche un ingenuo errore: libertà e indipendenza sono garantite? Si tratta dell’appoggio al Governo perché veramente si pensa che sia giusto ciò che fa o perché è un atto quasi dovuto? In molti lettori tradizionali se lo stanno chiedendo. L’ex area civatiana del PD, ora confluita nel progetto “Possibile” è molto critica, così come Pippo Civati.  Molti elettori lo sono: non è l’unità di una volta. Sicuramente: i tempi cambiano. E l’Unità risponde.

Ma anche l’Unità del PD non è più quella di una volta. Sempre che di Unità si possa parlare: decine di correnti animano questo partito, più passa il tempo e più si creano dei distinguo. Il che, sia chiaro, non è di per sé un fatto negativo. A patto che queste tante anime riescano poi a trovare un punto di incontro sufficientemente coerente alle idee originarie, dove il compromesso resta a livelli accettabili per tutti. Altrimenti è una guerra tra bande. Tra chi viene definito un gufo e chi un servo. Tra questi due estremi c’è una via di mezzo? Credo e spero proprio di sì.

I tempi cambiano e anche la Politica deve cambiare: ma questo, come ho più volte scritto e detto, non può significare uno snaturamento. L’identità è fondamentale in Politica, altrimenti militanti ed elettori non possono né riconoscersi in un progetto né rendersi disponibili a combattere per il suo successo. Ed è ciò che sta accadendo da qualche anno a questa parte. C’è una deriva pericolosa che spinge cittadine e cittadini a disinteressarsi della cosa pubblica. A farsi da parte anziché esserci, partecipare combattere per i propri diritti.

Bentornata Unità, certamente. Ma quando torna l’Unità del partito? Quando torna l’unità della comunità più ampia? Solo questo tipo di unità può darci la speranza che qualche cosa possa cambiare in positivo, per noi e per le generazioni a venire. Questo vale per l’italia, ma anche per l’Europa che vive, come vediamo ogni giorno, momenti difficili, forse i più drammatici da settant’anni a questa parte. Ma questa è un’altra storia e un’altra Unità.

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