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A passeggio per la città d’estate: sociologia da quattro soldi

In genere utilizzo l’automobile anche per brevi tragitti. È il mio modo di bilanciare l’ecologismo imperante fatto di uso della bicicletta da parte di tanti per percorsi anche molto lunghi.
Questa mattina, contrariamente ai miei sani principi, ho scelto di andare a piedi. Cercavo un francobollo perché nell’attuale era volgare, e digitale, le fatture si mandano ancora qualche volta per posta ordinaria. – ‘Nzu – Il tabaccaio francobolli non ne aveva.
Sono entrato in un bar e ho scoperto che l’aver trasferito l’ufficio, sebbene di soli trecento metri, al di là del guado che separa i poveri dai ricchi della Crocetta a Torino, mi ha dato l’opportunità di bere caffè senza glutine, senza grassi idrogenati e senza ogm. Ho dedotto che fino ad adesso, assieme agli altri poveri e poco signori come me, avevo sempre bevuto caffè con grassi idrogenati, glutine e ogm. Caspita. E fumavo pure.
Dopo il caffè, che devo dire mi ha fatto impressione, mi sono quindi avventurato dentro il mercato della Crocetta, che malgrado l’omonimia, non ha sofferto della cattiva pubblicità di questi giorni. Era pieno.
Girovagando tra i banconi, ho capito che in questa zona, più che stare, stavano i signori. Perché, a giudicare dall’età media ambulante, non sono riusciti a fare semenza della loro signorilità. Sono soli, vecchi e acciaccati. Certo, c’è di peggio. Provate ad andare all’Ospedale di Settimo Torinese in questo periodo. Li stanno i vecchi terminali. Al bar dell’Ospedale, ogni tanto, si presentano tre lunghi figuri, gli unici che sfidano il caldo in giacca scura. Ed è tutta una sana toccata di palle.
Alla Crocetta no. Le palle non si toccano. Splendono le palle e le più belle sedie a rotelle del mondo. I bastoni e le stampelle sono alla moda. Titanio, fibra di carbonio. Ci sono materiali tecnici e abbigliamento coprente chicchissimo. I capelli di madame e madamin compostissimi, come pedoni dell’esercito coreano, sono or ora stati sistemati dal parrucchiere. Le signore, dagli occhi cerulei penetranti che non sorridono mai, guardano con l’alterigia del distacco gli ambulanti che dissimulano una penosa simpatia con qualche frase in piemontese.
Le persone più anziane non sono al telefono. Probabilmente ce l’hanno ma lo tengono in borsa o nella giacca. Gli altri, acquirenti e venditori, hanno tutti il telefono in mano. Ecco, è questo il dettaglio interessante. I venditori che, a voce alta, promuovevano i propri prodotti sono ora più intenti in qualche chat sul telefono. Non vanno con lo sguardo a smorfiare l’avventore che varrebbe la pena catturare. Già, il mercato è in silenzio, pervaso da una strana sensazione: quella di un vociare dimesso in sottofondo. Tipo un cimitero al 2 di Novembre.
Perciò, stamme a ssenti…nun fa’ ‘o restivo, suppuorteme vicino-che te ‘mporta?, Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simmo serie…appartenimmo à morte!”

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