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Referendum in Grecia. Una riflessione geopolitica che ancora manca sui media

Oggi è il gran giorno del referendum greco e domani si conoscerà il risultato. Un si al piano di rientro di UE e FMI o un no per provare a negoziare condizioni meno dure.
Di fatto un si o un no all’Euro e in prospettiva alla stessa permanenza del paese nell’UE, inutile negarlo.
Ad oggi il si sembra essere in leggera prevalenza http://www.wsj.com/articles/poll-suggests-yes-has-edge-in-pivotal-greek-referendum-1435915236 anche se i sondaggi, per quel che valgono, indicano un sostanziale testa a testa.
C’è però un aspetto poco dibattuto sui media che meriterebbe uno sforzo anche di comunicazione maggiore.
Se la Grecia voterà no si profilerà un sostanziale allontanamento (de iure e/o de facto) dall’Europa intesa anche come realtà geopolitica oltre che istituzionale (l’UE insomma).
Un paese come la Grecia, politicamente ed economicamente non di primo piano già prima della crisi, e al tempo stesso collocato in una posizione strategica nel Mediterraneo, pensiamo davvero che possa vivere in uno splendido isolamento?
Si è detto che Russia e Cina, per espandere la loro influenza nel Mediterraneo, potrebbero offrire alla Grecia di pagare il proprio debito.
Messa così pare un’ipotesi da fantapolitica. Primo perché per la Cina il Mediterraneo è si importante ma non tale da giustificare un impegno così diretto e di difficile gestione dal punto di vista diplomatico. Il dragone pare in questo momento più impegnato in un’aggressiva campagna di penetrazione dell’Africa orientale.
La Russia invece avrebbe tutto l’interesse a farlo, soprattutto dopo l’acuirsi del conflitto con la NATO ma, semplicemente, non ha le risorse economiche per poterselo permettere. La stessa annessione dell’Ucraina è stato un azzardo che i russi stanno pagando con una crisi finanziaria piuttosto forte, anche a causa delle sanzioni.
E tuttavia non bisogna dimenticare che esistono molti modi per ingraziarsi un paese: scambi commerciali vantaggiosi, accordi energetici, collaborazione per la ricerca e lo scambio di conoscenze, mobilità agevolata per chi è in cerca di occupazione, cooperazione militare e via dicendo.
Ecco perché varrebbe la pena che i media approfondissero meglio questo scenario qualora al referendum vincesse il no. Uno scenario che vedrebbe il grande orso russo affacciarsi nel Mediterraneo e rimescolare gli equilibri geopolitici più o meno consolidati da tempo in questo bacino. Speriamo non sia così.
La prospettiva potrebbe poi essere ingolosita dal fatto che una Russia più presente nel Mediterraneo potrebbe offrirsi come baluardo contro l’estremismo islamico, l’ISIS in particolare, che proprio su queste coste si sta radicando.
Del resto la Russia si presenta con le carte in regola da questo punto di vista, avendo domato l’islamismo ceceno. Certo lo ha fatto in modo non sempre ortodosso e tra le accuse di violazione dei diritti umani. Ma non siamo i primi noi a rimpiangere dittatori come Gheddafi che tenevano sotto controllo il terrorismo islamico?
http://www.ilgiornale.it/news/politica/quando-gheddafi-ci-disse-senza-me-vi-invaderanno-1094968.html


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