Skip to main content

Da Rischiatutto ad Affari Tuoi. Le due Italie di Antonio Capitano

“Al di là delle metafore, siamo comunque una società indistinta e sfuggente: indistinta, perché non è più descrivibile con forme e figure delineate e significative (si pensi al progressivo successo del termine “gente” e alla propensione a parlare di “gentismo”); e sfuggente, perché tutto vaga senza radicamenti, per cui è impensabile un ritorno ai fili d’erba e ai cespugli di sviluppo, fenomeni tipicamente terragni, che hanno cioè bisogno di terra per sorgere e crescere”.

L’ottimo libro di Antonio Capitano “Da Rischiatutto ad Affari Tuoi”, QANAT edizioni, si conclude proprio con questa analisi del Censis tratta dall’ultimo rapporto. E’ un libro molto significativo a cominciare dal sottotitolo “Le due Italie, tra impegno, ricordi e vincere facile”. Il pamphlet è di godibile lettura e si pone come piccolo sunto di scienze sociali per la sua capacità di toccare diversi punti cardine del cambiamento della società nel periodo di riferimento tra i due quiz che in fondo rappresentano proprio queste due Italie, quella del merito e quella del vincere facile.

Il saggio è dedicato ad Edmondo Berselli e si apre proprio con una sua frase “Può vivere bene, può lavorare con dignità un Paese spaccato a metà, in cui le due parti si guardano con una diffidenza che spesso diventa sospetto, e talvolta rancore?” Questo pensiero costituisce il nucleo essenziale dell’opera caratterizzata da racconti che sembrano usciti direttamente dalla cinepresa di Dino Risi o di Francesco Rosi per la loro forza strutturale in termini di immagini e di risvolti sociali. Molto significativa la presentazione del libro nella cornice del prestigioso Festival Caffeina di Viterbo.

Il lavoro di Capitano si è distinto per aver stimolato continue riflessioni su chi siamo e su quello che possiamo ancora essere. E’ del tutto evidente che le lezioni del passato non sono servite a farci costruire un Paese diverso che in tal modo è destinato a continue fratture sociali, anche in relazione all’imperante crisi economica che non lascia tregua.

L’intuizione di Capitano è davvero notevole per dare importanza anche al tessuto sociale rappresentato dagli anonimi che non riempiono le cronache ma sono presenti nella storia del nostro Paese con una forza unica e irripetibile. Come la voce dei Maestri che vengono citati come esempio di alta qualità, come fari per illuminare il buio di decisori miopi e inconcludenti.

In 100 pagine l’autore racconta l’Italia perduta e forse tradita, quella che si è frantumata nel suo nucleo più importante: la società. Una lotta tra singoli ha preso il sopravvento sulla vera competizione basata sulla competenza e sull’onestà.

Scorrono in questo libro le immagini di una nazione che nel tempo si è sfocata per l’incapacità di centrare l’obiettivo della coesione sociale. E’ un libro necessario, importante, da leggere in questa estate calda per capire che il nostro Paese non ha bisogno di eroi, ma di persone normali con la semplicità del coraggio di ogni giorno per vivere e per amare questa Italia, nonostante tutto.


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter