Nel suo studio sull’effetto delle sanzioni alla Russia per la crisi ucraina sulla stessa economia russa e sull’export di Stati Uniti e Unione europea, il dipartimento di Stato americano cerca di dimostrare, numeri alla mano, che il danno delle sanzioni (e delle contro sanzioni) sulle esportazioni europee è minimo (e l’Italia è tra i Paesi meno colpiti): gli Stati Uniti calcolano che le sanzioni alla Russia abbiano fatto perdere dal 2013 al 2014 nell’Ue dei 28 solo lo 0,06% del valore totale delle esportazioni. L’Italia è perfettamente in linea con questa media, ma anche per i Paesi più colpiti (Finlandia e Stati baltici) il danno non supera lo 0,5% del valore globale delle esportazioni.
ITALIA POCO ESPOSTA
Un Paese Ue in media non ha un alto valore dell’export verso la Russia, sostiene il dipartimento di Stato Usa in base a dati Eurostat. Le esportazioni verso la Russia, infatti, rappresentano circa il 2,6% dell’export totale Ue nel 2013; si va dal minimo del Portogallo (lo 0,6% delle sue esportazioni si dirige in Russia) al massimo della Lituania (20%); anche Finlandia, Polonia e le Repubbliche baltiche hanno un export alto verso la Russia (oltre il 5%). L’Italia nel 2013 ha esportato verso la Russia beni per circa 14 miliardi di dollari, il 2,75% delle esportazioni totali (518 miliardi); nel 2014 ha venduto alla Russia beni per 12,6 miliardi di dollari, una variazione in negativo dell’11,4%, ma l’effetto sull’export mondiale dell’Italia è dello 0,06%, come la media Ue28. Hanno perso di più Estonia (-0,36% del valore globale del suo export), Finlandia (-0,25%), Lettonia (-0,28%), Germania (-0,12%). Impatto ridottissimo per Uk, Spagna, Portogallo (-0,02%) e Francia (-0,04%).
Guardando alle variazioni tra primo trimestre 2014 e primo trimestre 2015, l’Italia ha esportato circa 3 miliardi di dollari di beni verso la Russia nel Q1 2014 (2,37% delle nostre esportazioni globali del primo trimestre dell’anno scorso, oltre 131 miliardi di dollari), mentre nel Q1 2015 l’Italia ha esportato beni in Russia per 1,80 miliardi di dollari, con una variazione di oltre il 42%, ma un impatto sull’export globale dello 0,20%. L’impatto medio per l’Ue dei 28 è dello 0,22%; ancora una volta le percentuali si alzano per alcuni (Estonia -1,23%, Lettonia -1,03%, Lituania -1,84%, Finlandia -0,71%) e sono bassissime per altri (Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Uk).
I SERVIZI
Non solo merci: anche in fatto di servizi in media i Paesi Ue esportano poco verso la Russia. Nel 2013 il valore medio dell’export in servizi alla Russia dell’Europa dei 28 è 3,6% del totale (con le solite variazioni, dallo 0,33% della Romania al 22,9% della Lituania). Il dato italiano in questo caso non è riportato, ma dal 2013 al 2014 in media il calo delle esportazioni in servizi dell’Ue alla Russia è solo del 2,89%; anzi quasi la metà dei Paesi europei ha aumentato le esportazioni di servizi alla Russia tra 2013 e 2014 (la Romania le ha quasi raddoppiate, ma sono cresciute anche per Austria, Estonia, Francia, Ungheria, Slovenia). Il massimo dell’impatto delle sanzioni sui Paesi Ue in questo caso è solo dello 0,01% del valore totale delle loro esportazioni globali in servizi.
BENI AGRICOLI E CONTROSANZIONI
Il peso delle sanzioni sul valore totale dell’esportazione di prodotti agricoli dell’Ue28 è dello 0,84%. L’Italia è allineata alla media (-0,88%). Nel 2013 le nostre esportazioni agricole alla Russia valevano 0,26 miliardi di dollari su un totale di 12,90 miliardi di dollari (2%); nel 2014 il valore è di 0,14 miliardi con un calo del 44%. Molto più di noi perdono Lituania (impatto del 13,5% sul valore dell’export agricolo totale) e poi Estonia, Lettonia, Finlandia, Danimarca, Austria, Polonia, Ungheria, Germania.
Alcuni prodotti agricoli sono stati colpiti dalle contro sanzioni russe ad agosto 2014. Ma il dipartimento di Stato americano nota che, in media, per i Paesi Ue le esportazioni verso la Russia dei beni oggetto delle contro sanzioni rappresentano solo il 2% dell’export totale di quei prodotti. In media i Paesi Ue hanno perso meno dell’1% del valore del loro export totale sui prodotti oggetto di controsanzioni e l’Italia è di nuovo tra i Paesi meno esposti.
IL FATTORE PETROLIO
Gli Stati Uniti ritengono che gran parte del calo nell’acquisto dei beni agricoli (sanzionati o no) si sarebbe verificato comunque, come effetto delle condizioni macroeconomiche (calo del prezzo del petrolio, perdita di valore del rublo, quadro economico poco favorevole agli affari per le mancate riforme strutturali) che in generale stanno determinando la recessione in Russia.
Il calo delle importazioni russe c’è: dal 2013 al 2014, il totale delle esportazioni Ue alla Russia è diminuito del 13,5% e nel primo trimestre 2015 la flessione è addirittura del 45,6% anno su anno; tuttavia per il dipartimento di Stato americano, l’impatto complessivo sul valore dell’export dei Paesi Ue non è rilevante e il quasi dimezzamento delle importazioni russe dall’Europa quest’anno si deve non alle sanzioni ma al crollo del prezzo del petrolio e alla perdita di potere d’acquisto. Calo del prezzo del Brent Crude e sfiducia dei consumatori sono responsabili all’88%, dicono gli Usa, della contrazione delle importazioni russe dal 2007 al 2014.