Skip to main content

Tutti i numeri di Washington che sbugiardano la propaganda filo russa sull’export Usa

Nel suo studio sull’effetto delle sanzioni alla Russia per la crisi ucraina sulla stessa economia russa e sull’export di Stati Uniti e Unione europea, il dipartimento di Stato americano fende anche i colpi che arrivano da chi accusa Washington di aver sfruttato la situazione a proprio vantaggio: mentre le importazioni dell’Ue crollavano, quelle degli Ue salivano. Dopo aver dimostrato che l’import europeo ha ricevuto un impatto minimo, il dipartimento di Stato chiarisce la posizione americana.

LE CRITICHE

“Dopo l’intervento della Russia in Ucraina nel 2014 si è parlato molto delle implicazioni delle sanzioni e delle contro sanzioni per le economie di Russia, Ue e Stati Uniti”, si legge nel documento. “Il dibattito sul rinnovo delle sanzioni ha dato un senso di urgenza alla discussione. Parte del dibattito si è concentrata su un punto: un aumento delle esportazioni Usa alla Russia a spese delle economie europee. Molti di coloro che criticano le sanzioni, sostengono che l’Ue ne sia stata danneggiata a tutto beneficio degli Stati Uniti, ma le esportazioni Usa alla Russia sono diminuite esattamente come quelle dell’Ue, con un calo di circa un quinto nella seconda metà del 2014 e di un terzo nel primo trimestre del 2015 rispetto all’anno precedente”.

L’ESPOSIZIONE AMERICANA

Gli Stati Uniti esportano verso la Russia ancor meno della media Ue. Secondo i dati dello U.S. Census, la Russia rappresenta solo lo 0,7% delle esportazioni totali degli Stati Uniti. L’esportazione americana di beni verso la Russia è scesa del 3% nel 2014, ma nella seconda metà del 2014 le esportazioni Usa alla Russia sono diminuite anno su anno del 18%, esattamente quanto quelle dell’Ue.

Sempre secondo lo U.S. Census, quest’anno l’export americano alla Russia si è ulteriormente contratto per effetto di un crollo generalizzato delle importazioni russe: -31% nel primo trimestre 2015 rispetto a un anno prima.

L’AUMENTO DELL’EXPORT ALLA RUSSIA A INIZIO 2014

E’ vero però che le esportazioni americane alla Russia sono aumentate nella prima metà del 2014. Il dipartimento di Stato spiega: ciò si deve alla consegna di aerei commerciali, cresciuta del 46% anno su anno nella prima metà del 2014, e diminuita del 6% nella seconda metà. Questi ordini vengono fatti da 12 a 18 mesi prima della consegna, perciò quello che l’America “vendeva” alla Russia a inizio 2014 si riferiva in realtà a aerei comprati più di un anno prima, quando la crisi della Crimea era lontana. Escludendo queste consegne di velivoli commerciali, le esportazioni americane alla Russia sono diminuite dell’8% complessivamente nel 2014 e del 20% nella seconda metà del 2014.

Secondo il dipartimento di Stato americano, chi ha sostenuto che gli Stati Uniti abbiano aumentato il proprio export alla Russia a danno dell’Ue nonostante le sanzioni ha utilizzato dati del Federal Customs Service of Russia, che l’America non ritiene attendibili, e secondo cui le importazioni russe dagli Usa sono cresciute del 15% nel 2014 (prima metà dell’anno +34%, seconda metà -1%), mentre le importazioni dall’Ue scendevano del 12% nell’anno intero (-6% nella prima metà e -17% nella seconda metà).

Lo U.S. Census Bureau e l’Eurostat forniscono altre cifre: nel 2014 l’export americano verso la Russia è sceso del 3%, con un aumento del 13% nella prima metà e un calo del 18% nella seconda. Esclusa l’esportazione di aerei, l’export americano alla Russia è calato dell’8% nell’intero 2014 (+5% nei primi sei mesi, -20% nel secondo semestre). Si tratta di cifre in linea con quelle europee, notano gli Stati Uniti: le esportazioni Ue alla Russia sono scese del 13% nel 2014 (-9% nella prima metà dell’anno, -18% nella seconda metà).

“Spiegare la discrepanza dei dati russi con quelli di Usa e Ue va oltre lo scopo di questa ricerca”, si legge nel documento americano. “Nel caso delle esportazioni americane, la differenza è notevole perché la Russia riporta un incremento del 15% nel 2014; tuttavia, anche usando solo i dati russi, è chiaro che l’incremento è avvenuto tutto nella prima metà dell’anno e non si può collegare alle sanzioni settoriali. Inoltre, anche i dati dell’ufficio delle dogane russe mostrano una flessione del 21% anno su anno nel primo trimestre 2015”.

LE CONCLUSIONI

“Le sanzioni settoriali imposte da luglio 2014 contro la Russia hanno un effetto sui flussi finanziari russi, ma sarebbe esagerato sostenere che siano le sanzioni piuttosto che il crollo del prezzo del petrolio o le mancate riforme strutturali a pesare sulle performance macroeconomiche della Russia”, conclude il dipartimento di Stato americano.

Nel lungo termine, però, se la Russia continuerà con la sua politica aggressiva, gli effetti delle sanzioni potranno essere amplificati, ammettono gli Usa, unendo al calo del prezzo del petrolio anche le difficoltà di accesso al credito, nonostante qualche organo di stampa americano abbia di recente sostenuto che le sanzioni starebbero “facendo bene” a diverse imprese russe perché, mentre banche e gruppi dell’energia sono colpiti, aziende di altri settori, a cominciare da quello agroalimentare, si sono sentite spinte a trasformarsi per diventare più competitive e efficienti in termini di infrastruttura.



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter