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Scioperi trasporto pubblico, le sfide delle precettazioni per i sindacati

Mentre a Roma il prefetto Franco Gabrielli ha precettato gli autisti dei sindacati Orsa e Cisal per lunedì 27 luglio, giorno dello sciopero proclamato, per la quarta volta il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca è ricorso alla precettazione per evitare che lo sciopero dell’azienda dei trasporti milanese, programmato venerdì 23 luglio dai Cobas dalle 18 alle 22, si trasformasse in un grave disagio per i cittadini, per i pendolari e per i turisti in visita ad EXPO. Ciò ad onta del fatto che il sindacato dei Cobas sia, in termini di iscritti, assai poco rappresentativo.

La notizia ha avuto scarso rilievo sulla stampa locale che peraltro non ha registrato allarmi o preoccupazioni da parte dei sindacati confederali che rappresentano la forte maggioranza dei lavoratori dell’azienda tranviaria di Milano. La città si è ormai abituata alla precettazione e trova nel prefetto un naturale e autorevole garante del servizio pubblico oltre che un abile mediatore.

Gli stessi sindacati autonomi che contestano gli accordi sottoscritti dai più rappresentativi sindacati confederali non si strappano le vesti più di tanto e si accontentano di esercitare teoricamente il diritto di sciopero e danno per scontata la precettazione traducendola in un messaggio di protesta che offre un po’ di visibilità politica e per di più non costa nulla.

Un dibattito durato decenni sulle regole per l’esercizio democratico del diritto di sciopero alla luce del dettato costituzionale  sembra evaporato. Il tentativo di garantire nello stesso tempo con regole chiare sia il diritto di sciopero dei lavoratori che il servizio essenziale ai cittadini è un lusso che non possiamo permetterci?

Auguriamoci che non sia così. Non solo per tutti coloro che tentano di costruire un modello di relazioni sindacali moderno e trasparente.

Abbandonare questa sfida significa per la concezione riformista del sindacato perdere autorevolezza e rappresentatività, rinunciare a un ruolo di autogoverno del conflitto e lasciare alla precettazione l’ultima parola sulla legittimità dello sciopero.

Non è più rilevante il come chi, quando… la costruzione di una volontà collettiva responsabile. Ma l’esercizio di un controllo istituzionale. Si può essere o meno d’accordo ma questo modello può benissimo funzionare, come dimostrato a Milano e come invocato a Roma ieri da Formiche.net. Con un’unica condizione: la precettazione non può essere un provvedimento  condiviso solo se applicato ai sindacati minoritari. Le regole valgono per tutti.

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